Armanda Colusso, madre del cooperante Alberto Trentini, attualmente detenuto in Venezuela da un anno, ha manifestato la sua preoccupazione e insoddisfazione durante un incontro pubblico tenutosi a Palazzo Marino, a Milano, il 25 gennaio 2025. Davanti ai giornalisti, la signora Colusso ha criticato l’operato delle istituzioni italiane, sottolineando che i primi contatti tra il governo italiano e le autorità venezuelane sarebbero avvenuti solo diversi mesi dopo l’inizio della detenzione del figlio. “Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto col governo venezuelano. Fino ad agosto. E questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio“, ha dichiarato la madre, esprimendo la sua frustrazione riguardo alle azioni intraprese fino a quel momento.
Contatti con le istituzioni
Nel corso dell’incontro, Armanda Colusso ha ricordato di aver ricevuto tre telefonate dalla premier Giorgia Meloni e di aver avuto due incontri con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con il quale ha affermato di avere un dialogo costante. “In 12 mesi ho avuto tre telefonate dalla premier Giorgia Meloni e ho avuto due incontri con Mantovano, con cui c’è costante contatto. Siamo in contatto con l’inviato speciale per gli italiani in Venezuela che è sempre disponibile”, ha aggiunto Colusso. Tuttavia, ha anche rivelato che all’inizio della vicenda la famiglia era stata invitata a mantenere il silenzio per non compromettere la posizione di Alberto.
Silenzio imposto e pazienza esaurita
“Fin da subito, dai rappresentanti del governo, ci è stato imposto il silenzio per non danneggiare la posizione di mio figlio. Ci siamo fidati e abbiamo operato in silenzio. Ma non potendo continuare a essere ignorati, con il nostro benestare è stata fatta un’interrogazione parlamentare”, ha spiegato la madre. Colusso ha affermato di aver esaurito la propria pazienza dopo un anno di attesa, senza risultati concreti. “Sono qui dopo 365 giorni a esprimere indignazione. Per Alberto non si è fatto ciò che era doveroso fare. Sono stata troppo paziente ed educata ma ora la pazienza è finita”, ha concluso.
Un anno difficile. Alberto ci manca ogni giorno
La detenzione di Alberto Trentini in Venezuela è descritta da Armanda Colusso come “un’ingiustizia di cui non sappiamo darci pace”. La madre ha condiviso il dolore e la mancanza che la sua famiglia vive quotidianamente. “Voglio dirvi quanto difficili siano stati questi 12 mesi per me e la mia famiglia. Mio marito non sta bene. Abbiamo vissuto notti insonni a immaginare come sta Alberto, cosa spera, di cosa ha paura”, ha raccontato. Colusso ha evidenziato come a suo figlio sia stato sottratto un anno di vita, un periodo in cui non ha potuto godere dell’affetto della famiglia. “Si è perso Natale, Pasqua, il compleanno, fare passeggiate, ascoltare musica, la possibilità di leggere. Ha trovato un paio di occhiali lì perché voleva leggere e cercare di essere tranquillo”, ha aggiunto con emozione.
