Negli ultimi dodici anni, l’Italia ha vissuto una significativa contrazione nel settore del commercio al dettaglio, con una perdita di oltre 140mila attività, tra negozi fisici e venditori ambulanti. Questo fenomeno ha colpito in modo particolare i centri storici e i piccoli comuni, creando un panorama preoccupante per l’economia locale. Senza interventi decisivi per la rigenerazione urbana e senza strategie per riutilizzare i circa 105mila negozi attualmente sfitti, di cui un quarto abbandonati da oltre un anno, il rischio è di assistere a una ulteriore diminuzione di circa 114mila imprese entro il 2035, equivalenti a un negozio su cinque. A lanciare questo allerta è un recente studio di Confcommercio.
La situazione attuale del commercio al dettaglio in Italia
Nel 2024, il panorama del commercio al dettaglio in Italia conta oltre 534mila imprese, di cui circa 434mila operano in sede fissa, quasi 71mila sono venditori ambulanti e 30mila appartengono ad altre categorie, come il commercio online e la vendita per corrispondenza. Il confronto con il 2012 evidenzia una diminuzione di quasi 118mila negozi fissi e di circa 23mila attività ambulanti, portando a una riduzione complessiva di oltre 140mila unità. Questo calo è il risultato di un numero di chiusure che supera quello delle nuove aperture. Al contrario, le imprese che operano prevalentemente su internet o nella vendita per corrispondenza hanno visto un aumento di oltre 16mila unità, segnando una crescita del 114,9%.
Le aree del commercio al dettaglio che hanno subito le contrazioni più significative includono i distributori di carburante, con un calo del 42,2%, articoli culturali e ricreativi (-34,5%), commercio non specializzato (-34,2%), oltre a mobili e ferramenta (-26,7%) e abbigliamento e calzature (-25%). Questi dati mettono in luce la crisi che sta attraversando il settore, richiedendo un’analisi approfondita delle cause e delle possibili soluzioni.
Il settore della ristorazione e dell’alloggio
Contrariamente al commercio al dettaglio, il settore dei servizi di alloggio e ristorazione ha mostrato un andamento positivo. Nel 2024, il numero di imprese in questo settore ha raggiunto quasi 337mila, con un incremento del 5,8% rispetto al 2012, corrispondente a circa 18mila nuove unità. La ristorazione, in particolare, ha registrato una crescita significativa del 17,1%. Tuttavia, il segmento degli alberghi tradizionali ha subito una contrazione del 9,5%, mentre altre forme ricettive, come B&B, affittacamere e case vacanza, hanno visto un aumento notevole del 92,1% nello stesso periodo.
Questi dati suggeriscono un cambiamento nelle preferenze dei consumatori e nel modo in cui le persone scelgono di soggiornare, con una crescente propensione verso soluzioni più flessibili e personalizzate. Questo cambiamento potrebbe influenzare le strategie future di investimento e sviluppo nel settore dell’ospitalità.
Le sfide per i comuni e le proposte di Confcommercio
Secondo lo studio di Confcommercio, i comuni medio-grandi del Centro-Nord sono i più vulnerabili a questa crisi, mentre in alcune città del Mezzogiorno il calo sarà meno accentuato, legato anche alla diminuzione della popolazione per emigrazione verso il Nord. Senza azioni mirate, città come Ancona (-38,3%), Trieste (-31,1%) e Ravenna (-30,9%) rischiano di perdere un terzo delle loro attività commerciali, con effetti devastanti sulla vitalità dei quartieri e sulla qualità dei servizi per i residenti. Si stima che, nel 2025, i negozi sfitti in Italia ammontino a circa 105mila unità.
Per affrontare queste problematiche, Confcommercio ha organizzato un evento a Bologna denominato “inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”, previsto per il 20 e 21 novembre. Durante questa due giorni, l’associazione presenterà le proprie proposte per affrontare la crisi del commercio.
A livello nazionale, si chiede un coordinamento stabile delle politiche urbane e territoriali. A livello regionale, è fondamentale valorizzare l’esperienza dei Distretti Urbani dello Sviluppo Economico, mentre a livello comunale si propone la redazione di Programmi Pluriennali per l’Economia di Prossimità, strumenti integrati per contrastare la desertificazione commerciale.
Tra le misure suggerite da Confcommercio ci sono patti locali per la riattivazione dei locali sfitti, con canoni calmierati e incentivi da parte di enti pubblici e privati; interventi di animazione urbana e supporto all’avvio d’impresa; azioni per una logistica urbana sostenibile; e piattaforme di welfare territoriale che consentano alle imprese di offrire crediti spendibili nei negozi locali. Queste iniziative potrebbero rappresentare un passo importante verso la rinascita del commercio al dettaglio in Italia.
