Il recente rapporto di Save The Children ha rivelato che il 41,8% degli adolescenti italiani ha cercato aiuto dall’Intelligenza Artificiale (IA) in momenti di tristezza, solitudine o ansia. Questo dato evidenzia una crescente dipendenza dei giovani da strumenti tecnologici per affrontare le proprie difficoltà emotive. Inoltre, oltre il 42% degli intervistati ha utilizzato l’IA per ricevere consigli su decisioni importanti. La ricerca ha anche messo in luce che più del 92% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni utilizza strumenti di IA, rispetto al 46,7% degli adulti. Tuttavia, solo la metà di questi adolescenti ha visitato mostre o musei nell’ultimo anno, e quasi un quinto di loro non pratica alcuna attività fisica. La lettura di libri è in calo, con oltre il 46% che dichiara di non farne uso. Infine, il 12% ha ammesso di aver fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione.
Il punto di vista dello psichiatra Claudio Mencacci
Lo psichiatra Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, ha commentato i dati del rapporto, sottolineando come l’IA si stia affermando come un sostituto delle relazioni umane. Secondo Mencacci, i giovani tendono a scegliere l’IA per la sua natura acritica e per il fatto che non richiede impegno emotivo. L’IA, infatti, offre risposte immediate e confortanti, senza mettere in discussione le affermazioni degli adolescenti. Mencacci ha paragonato l’IA a una “tata tecnologica”, un supporto che i ragazzi trovano naturale, considerando che sono cresciuti in un ambiente dove la tecnologia ha spesso sostituito le interazioni umane.
Il professionista avverte che questa dinamica può portare a una crescente solitudine e isolamento tra i giovani. La mancanza di empatia e di relazioni significative potrebbe rendere i ragazzi incapaci di costruire legami autentici, poiché l’interazione con l’IA è un processo unidirezionale. Mencacci ha richiamato l’attenzione su un caso recente in cui un giovane è stato tragicamente facilitato dall’IA nella sua decisione di suicidarsi, evidenziando il rischio di una dipendenza pericolosa da questi strumenti.
Le osservazioni della neuropsichiatra Elisa Fazzi
Elisa Fazzi, presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, ha condiviso le sue considerazioni riguardo al crescente ricorso degli adolescenti all’IA per ricevere supporto. Secondo Fazzi, il problema principale risiede nella mancanza di relazioni autentiche, con molti ragazzi che si sentono più a loro agio nell’interagire attraverso la realtà virtuale piuttosto che in contesti interpersonali diretti. L’IA diventa così un’alternativa comoda, soprattutto durante le ore notturne, quando i giovani si rifugiano nelle loro stanze.
Fazzi ha sottolineato che, sebbene l’IA possa rappresentare un primo passo verso la richiesta di aiuto, essa non può sostituire l’empatia che caratterizza le interazioni umane. La neuropsichiatra ha evidenziato l’importanza di prestare attenzione ai segnali di solitudine e di bisogno di ascolto da parte dei giovani, suggerendo che gli adulti dovrebbero adottare un approccio più empatico e accogliente nei confronti delle loro emozioni. Inoltre, ha fatto notare come l’analisi di Save The Children evidenzi un aumento dei disturbi psichiatrici tra gli adolescenti negli ultimi quindici anni, situazione aggravata dalla pandemia di Covid-19.
Fazzi ha concluso ponendo l’accento sulla necessità di educare i ragazzi a un uso consapevole dell’IA, sottolineando che è fondamentale sviluppare competenze critiche per affrontare questa tecnologia in modo responsabile.
