Bangladesh: l’ex premier Hasina condannata a morte per crimini contro l’umanità

Veronica Robinson

Novembre 17, 2025

L’ex premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, è stata recentemente condannata a morte per la sua responsabilità nella repressione violenta delle proteste avvenute lo scorso anno, che hanno portato alla sua caduta. All’età di 78 anni, Hasina è stata giudicata in contumacia per crimini contro l’umanità, dopo essere stata costretta a dimettersi nell’estate del 2024, a seguito di manifestazioni che hanno causato la morte di circa 1.400 persone. Attualmente, l’ex leader si trova in esilio in India.

Il verdetto del tribunale di Dacca

Il verdetto è stato emesso dal tribunale di Dacca, dove il giudice Golam Mortuza Mozumder ha dichiarato che sono stati accertati tutti gli elementi necessari per configurare il crimine contro l’umanità. “Abbiamo deciso di infliggere a Sheikh Hasina una singola pena: la condanna a morte”, ha affermato il giudice, sottolineando la gravità delle sue azioni durante le rivolte.

Implicazioni della condanna di Hasina

La condanna di Hasina rappresenta un capitolo significativo nella storia politica del Bangladesh, dove la sua leadership era caratterizzata da un lungo periodo di governo che ha sollevato sia sostenitori che oppositori. Le proteste che hanno portato alla sua caduta sono state innescate da una crescente insoddisfazione popolare nei confronti della sua amministrazione, culminando in una violenza che ha scosso il paese. La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni che applaudono la decisione come un passo verso la giustizia, mentre altri temono che possa esacerbare ulteriormente le tensioni politiche nel paese.

Futuro politico del Bangladesh

L’ex premier, che ha governato per oltre 15 anni, è stata una figura polarizzante, e la sua condanna potrebbe avere ripercussioni significative sulla stabilità politica del Bangladesh. La situazione attuale rimane tesa, con molti che si chiedono quale sarà il futuro politico del paese e se ci saranno ulteriori sviluppi in relazione al suo esilio e alla sua condanna.

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