AISI avverte: l’abolizione dell’intramoenia dei medici danneggerebbe il sistema sanitario nazionale

Rosita Ponti

Novembre 19, 2025

AISI, l’Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, ha recentemente espresso una posizione chiara e decisa riguardo al dibattito sulla possibile sospensione dell’attività intramoenia dei medici. Secondo l’associazione, una tale misura si configurerebbe come una scelta miope e potenzialmente devastante per l’intero sistema sanitario, che già affronta sfide significative come la carenza di personale, l’aumento delle liste d’attesa e le disuguaglianze territoriali.

Le dichiarazioni di Karin Saccomanno

Karin Saccomanno, presidente di AISI, ha sottolineato l’importanza dell’intramoenia per garantire l’accesso alle cure. «Eliminare l’intramoenia non è una riforma: è un arretramento. Togliere questo strumento significherebbe privare migliaia di cittadini della possibilità di accedere a prestazioni specialistiche con tempi ragionevoli e costi contenuti», ha affermato Saccomanno. In un contesto in cui il sistema sanitario è già sotto pressione, l’intramoenia rappresenta una valvola di sicurezza. La sua rimozione, secondo Saccomanno, porterebbe a un aumento delle liste d’attesa e a un ampliamento delle disuguaglianze territoriali, compromettendo le tutele per coloro che necessitano di assistenza.

Saccomanno ha anche evidenziato il rischio di una fuga di medici all’estero: «Se si cancellano spazi di autonomia professionale, si incentiva la diaspora verso l’estero. A pagare sarebbe solo il cittadino». Questa affermazione mette in luce le conseguenze che una decisione del genere potrebbe avere non solo sul personale sanitario, ma anche sulla qualità delle cure disponibili per la popolazione.

Il punto di vista di Giovanni Onesti

Giovanni Onesti, direttore generale di AISI, ha aggiunto che l’intramoenia non rappresenta un semplice dettaglio amministrativo, ma è un pilastro fondamentale del funzionamento della sanità italiana. Onesti ha spiegato che la sinergia tra pubblico e privato integrato si basa su un ecosistema di servizi interconnessi. L’intramoenia, in questo contesto, svolge un ruolo cruciale nel ridurre la pressione sui reparti ospedalieri, distribuendo i volumi di lavoro e prevenendo il collasso del sistema. «Pensare di abolirla oggi sarebbe un atto irresponsabile», ha dichiarato Onesti.

Inoltre, Onesti ha messo in guardia sul fatto che la rimozione dell’intramoenia non porterebbe a una maggiore equità, ma al contrario costringerebbe molte famiglie a rivolgersi a un mercato privato, il che risulterebbe spesso inaccessibile economicamente per molti cittadini.

Fabio Vivaldi e la vera causa delle liste d’attesa

Fabio Vivaldi, segretario generale di AISI, ha invitato a concentrare l’attenzione sui veri problemi del sistema sanitario, piuttosto che incolpare l’intramoenia. «La crisi delle liste d’attesa non dipende dall’intramoenia, ma dalla carenza strutturale di specialisti, dalla diminuzione del personale e dalla mancanza di programmazione», ha affermato Vivaldi. Secondo lui, eliminare l’intramoenia rappresenterebbe un falso rimedio e non risolverebbe le problematiche esistenti.

Vivaldi ha proposto un approccio più efficace, che includa un piano serio per assunzioni, digitalizzazione e integrazione con il territorio. «L’intramoenia va modernizzata, non cancellata», ha concluso il segretario generale.

La posizione di AISI sulla necessità di un confronto

AISI ha lanciato un appello per un confronto tecnico con le istituzioni, le imprese sanitarie e i professionisti del settore, per evitare decisioni non supportate da evidenze. L’associazione ha ribadito l’importanza di avere una visione d’insieme, sottolineando che ogni intervento non ponderato potrebbe trasformarsi in un boomerang per il sistema sanitario.

AISI ha concluso affermando che la sanità italiana ha bisogno di stabilità, investimenti e innovazione, piuttosto che di provvedimenti che rischiano di compromettere l’accesso alle cure per coloro che ne hanno più bisogno.

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