Il farmaco erdafitinib ha ricevuto l’approvazione per il rimborso in Italia come prima terapia mirata per il trattamento del carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico. Questo medicinale è indicato per i pazienti adulti affetti da alterazioni genetiche del fattore di crescita dei fibroblasti Fgfr3, che hanno già ricevuto almeno un ciclo di terapia, inclusi gli inibitori del recettore della morte programmata 1 (Pd-1) o del suo ligando (Pd-L1). Sviluppato da Johnson & Johnson, erdafitinib è un pan-inibitore di Fgfr da assumere per via orale una volta al giorno. La sua introduzione segna un importante passo avanti nella medicina di precisione, con evidenze di un incremento della sopravvivenza rispetto ai tradizionali regimi chemioterapici.
La condizione del carcinoma uroteliale in Italia
In base ai dati forniti dal rapporto di Aiom-Airtum, attualmente in Italia oltre 300.000 persone convivono con un tumore alla vescica, posizionandolo come il quinto tumore più comune e il quarto più diagnosticato tra gli uomini. Il carcinoma uroteliale, che colpisce il tessuto delle vie urinarie, rappresenta oltre il 90% dei casi di tumore alla vescica. La sopravvivenza a cinque anni per i pazienti affetti da tumore uroteliale varia tra il 60 e l’80%, a seconda della localizzazione, ma per le forme metastatiche la situazione si aggrava drasticamente, con una sopravvivenza che può scendere fino all’8%.
Il dottor Patrizia Giannatempo, oncologo presso l’Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha sottolineato che nel 25% dei casi la diagnosi di tumore uroteliale avviene già in fase avanzata o metastatica, spesso a causa di sintomi aspecifici trascurati. Circa il 20% dei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico o non resecabile presenta mutazioni di Fgfr3. L’arrivo di erdafitinib in Italia rappresenta un importante traguardo, essendo la prima terapia a bersaglio molecolare per questa categoria di pazienti. Gli studi clinici hanno dimostrato che questo farmaco riduce il rischio di morte di quasi il 40% rispetto alla chemioterapia.
Rilevanza della diagnosi precoce e dei test molecolari
Le linee guida della European Association of Urology (Eau) del 2024 evidenziano l’importanza di identificare le alterazioni di Fgfr tramite test molecolari e genomici già al momento della diagnosi del carcinoma metastatico. Il dottor Fabio Calabrò, direttore di Oncologia Medica 1 presso l’Irccs Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, ha affermato che i test per identificare le mutazioni di Fgfr sono fondamentali per una gestione personalizzata della malattia. Questi test permettono di selezionare i pazienti idonei a ricevere terapie mirate come erdafitinib, migliorando la risposta clinica e la sopravvivenza.
Tuttavia, il dottor Calabrò ha messo in guardia sul fatto che, attualmente, in Italia questi test non sono rimborsati. L’inserimento del test di Fgfr3 nei livelli essenziali di assistenza per il carcinoma della vescica garantirebbe un accesso equo a un approccio diagnostico e terapeutico fondamentale nella oncologia di precisione, ottimizzando le risorse del sistema sanitario e aumentando le opportunità di cura per i pazienti.
Supporto psicologico per i pazienti
Un aspetto spesso sottovalutato è il supporto psicologico e umano legato alla diagnosi di carcinoma uroteliale. Laura Magenta, volontaria e assistente alla presidenza dell’Aps Associazione Palinuro, ha sottolineato che i pazienti affrontano un percorso diagnostico e terapeutico complesso, che ha ripercussioni sulla loro salute fisica e psicologica, oltre a influenzare i familiari. Sintomi come incontinenza e problematiche legate alla sessualità possono compromettere la qualità della vita e l’autonomia del paziente.
Il supporto del personale medico-infermieristico, sebbene essenziale, è spesso limitato ai periodi di degenza ospedaliera, lasciando i pazienti disorientati durante i momenti critici, come al momento della diagnosi o dopo il ritorno a casa. L’associazione di Magenta si propone di colmare questi “vuoti temporali“, per garantire che i pazienti non si sentano soli nel loro percorso di malattia.
Risultati dello studio di fase 3 Thor
La decisione dell’Aifa-Agenzia Italiana del Farmaco di rimborsare erdafitinib si basa sui risultati dello studio di fase 3 Thor, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza del farmaco rispetto alla chemioterapia in pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico con specifiche alterazioni Fgfr, che avevano già ricevuto uno o due trattamenti precedenti. I risultati hanno mostrato una sopravvivenza globale mediana di oltre un anno per i pazienti trattati con erdafitinib, evidenziando un miglioramento significativo rispetto al braccio di chemioterapia.
Il trattamento ha anche dimostrato un incremento della sopravvivenza mediana libera da progressione rispetto alla chemioterapia, con valori di 5,6 mesi contro 2,7 mesi, e un tasso di risposta obiettiva del 35,3% rispetto all’8,5%.
La dottoressa Alessandra Baldini, direttrice medica di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia, ha affermato che l’azienda è dedicata alla ricerca di soluzioni innovative per rispondere alle esigenze dei pazienti. Con l’introduzione di erdafitinib, l’azienda amplia il proprio portfolio nel settore dei tumori dell’apparato genito-urinario, enfatizzando l’importanza della medicina di precisione. Johnson & Johnson ha anche avviato un programma di supporto diagnostico per assistere gli ospedali italiani nell’identificazione delle alterazioni del gene Fgfr3, garantendo così un accesso più equo ai trattamenti.
