Israele colpisce il Libano, 13 vittime. Bin Salman: “Accordi di Abramo bloccati fino alla soluzione dei due Stati”

Rosita Ponti

Novembre 19, 2025

Il recente incontro tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha portato a significative intese su questioni di armamenti e investimenti, mentre il riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita rimane ancora un tema controverso. Durante la visita, avvenuta il 17 novembre 2025, Trump ha difeso bin Salman riguardo all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto nel 2018, e ha suscitato polemiche con commenti inappropriati rivolti a giornaliste presenti.

Violenza in Cisgiordania e Libano

Il conflitto in Medio Oriente continua a intensificarsi, come dimostrano gli eventi recenti in Cisgiordania e Libano. Il 17 novembre, un raid israeliano ha colpito un campo di addestramento di Hamas nel sud del Libano, provocando la morte di almeno 13 persone. Hamas ha respinto le accuse, affermando che non ci sono installazioni militari nei campi profughi palestinesi e definendo le affermazioni israeliane come “bugie”. Secondo Hamas, il sito attaccato era un campo sportivo frequentato da giovani del campo, e non un centro militare.

In Cisgiordania, la situazione è altrettanto tesa, con un aumento della violenza da parte dei coloni israeliani. Recenti attacchi hanno portato a incendi di case e automobili nel villaggio di al-Jab’a, a sud-ovest di Betlemme. Il COGAT, l’organismo militare israeliano, ha confermato che l’azione è avvenuta in seguito a scontri tra le forze di sicurezza israeliane e i coloni che difendevano un avamposto non autorizzato. L’ONU ha segnalato un record di attacchi da parte dei coloni, con oltre 260 incidenti documentati solo nel mese di ottobre.

Il sostegno di Trump all’Arabia Saudita

Durante il ricevimento in onore di bin Salman, Trump ha descritto l’Arabia Saudita come il “principale alleato non-NATO” degli Stati Uniti. Questa dichiarazione evidenzia l’importanza strategica del regno saudita, il principale esportatore di petrolio al mondo. Trump ha anche approvato la vendita di 300 carri armati americani all’Arabia Saudita e future consegne di caccia F-35, sottolineando la volontà di rafforzare i legami tra i due paesi.

Tuttavia, il supporto di Trump a bin Salman ha sollevato critiche, in particolare da parte della vedova di Khashoggi, Hanan Elatr Khashoggi, che ha dichiarato che nulla può giustificare un crimine così orribile. Nonostante le polemiche, Trump ha elogiato il principe ereditario per i progressi nei diritti umani, senza però fornire dettagli concreti.

La posizione di Hamas e le reazioni internazionali

Hamas ha espresso il suo rifiuto al piano delle Nazioni Unite per l’invio di forze internazionali a Gaza, definendo la proposta come una forma di occupazione. Il gruppo ha dichiarato che qualsiasi forza internazionale deve essere impiegata solo per monitorare il cessate il fuoco e non per disarmare la resistenza palestinese. Questo rifiuto si inserisce in un contesto di crescente tensione e violenza nella regione, complicando ulteriormente le già fragili dinamiche di pace.

In questo scenario, Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi, ha sottolineato che la risoluzione votata all’ONU su Gaza non è conforme al diritto internazionale. Albanese ha evidenziato l’obbligo per Israele di ritirarsi dalle aree occupate e di garantire il ritorno degli sfollati, evidenziando la necessità di un cambio di rotta nella gestione del conflitto.

Le prospettive future e le tensioni politiche

L’incontro tra Trump e bin Salman ha segnato un punto di svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita, ma le condizioni per una normalizzazione dei rapporti con Israele rimangono complesse. Bin Salman ha chiarito che l’adesione agli Accordi di Abramo è subordinata alla creazione di uno stato palestinese, una condizione che Israele ha finora rifiutato di soddisfare.

Nel frattempo, le tensioni all’interno della politica israeliana si intensificano, con figure come il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, che ha minacciato l’arresto di Abu Mazen, leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, in caso di riconoscimento internazionale dello stato palestinese. Questa retorica evidenzia le divisioni interne e le sfide che devono essere affrontate per raggiungere una pace duratura nella regione.

La situazione continua a evolversi, con le attese per future iniziative diplomatiche che rimangono incerte, mentre la violenza e le tensioni politiche continuano a dominare il panorama del Medio Oriente.

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