Una vasta operazione congiunta tra la Polizia Italiana e le autorità romene ha portato, il 15 gennaio 2025, allo smantellamento di un’importante organizzazione criminale attiva nella tratta di esseri umani, nello sfruttamento della prostituzione e nel riciclaggio di denaro. Ventuno individui sono stati arrestati in diverse località di Italia e Romania. Gli inquirenti hanno scoperto che il gruppo si avvaleva della tecnica del cosiddetto “lover boy” per reclutare giovani donne romene, instaurando relazioni sentimentali fasulle per convincerle a trasferirsi in Italia. Una volta giunte a Roma, le vittime venivano isolate e costrette a prostituirsi in alcune delle aree più note della capitale per tale fenomeno.
La cooperazione internazionale che ha reso possibile l’operazione
L’operazione è il risultato di un’intensa collaborazione tra le autorità italiane e romene, iniziata a seguito dell’emissione di un mandato d’arresto europeo per un cittadino romeno ricercato per reati di tratta e sfruttamento. L’arresto avvenuto in via dei Ciclamini, a Roma, ha permesso agli investigatori di tracciare i legami e le dinamiche di un’organizzazione ben radicata, con collegamenti oltre confine. Europol ed Eurojust hanno fornito supporto analitico e legale, facilitando lo scambio di informazioni tra i vari organismi coinvolti e coordinando le operazioni che hanno portato ai 21 arresti. La Rete @on, gestita dalla DIA, ha contribuito a svelare le connessioni transnazionali del gruppo e il flusso di denaro verso la Romania.
Struttura e operatività del gruppo criminale
L’organizzazione era composta da due nuclei familiari, ciascuno con ruoli ben definiti. I membri si occupavano del reclutamento delle vittime, del loro trasferimento in Italia, della gestione delle attività di prostituzione e del controllo delle entrate. La struttura gerarchica includeva anche figure dedicate alla logistica, come un corriere che si occupava delle spedizioni clandestine di denaro verso la Romania. Le indagini hanno rivelato una rete ben organizzata, capace di gestire simultaneamente il reclutamento, la sorveglianza delle vittime e il trasferimento dei proventi illeciti.
Il metodo del “lover boy” per il reclutamento delle vittime
Il metodo del “lover boy” si è rivelato una strategia efficace per il reclutamento delle giovani donne. I membri del gruppo instauravano relazioni sentimentali fittizie, promettendo una vita migliore in Italia, che spingeva le vittime ad accettare il trasferimento. Una volta arrivate a Roma, le donne venivano isolate dai loro affetti e sottoposte a un controllo psicologico ed economico crescente. La dipendenza emotiva diventava uno strumento per mantenere il controllo sulle vittime, limitando la loro libertà e autonomia.
Le aree di sfruttamento a Roma
Le vittime venivano costrette a prostituirsi in diverse zone di Roma, tra cui viale Palmiro Togliatti, il Quarticciolo e via Salaria, tutte già note per il fenomeno della prostituzione. Le donne venivano trasportate in queste aree con auto a noleggio con targa romena, un accorgimento utilizzato dall’organizzazione per rendere più difficile l’identificazione dei veicoli. Le attività di controllo erano costanti e includevano sorveglianza diretta e indicazioni dettagliate su abbigliamento, orari e modalità di approccio ai clienti.
Il flusso di denaro e il sequestro dei beni
La quasi totalità dei proventi derivanti dall’attività illecita veniva trasferita in Romania tramite spedizioni clandestine gestite da un corriere. Secondo le ricostruzioni, i proventi venivano reinvestiti in beni immobili, terreni e automobili di lusso, per un valore stimato di circa 1,7 milioni di euro. Le operazioni di sequestro hanno interessato beni riconducibili agli indagati, bloccando parte delle risorse economiche accumulate dall’organizzazione e indebolendo così la sua struttura operativa.
Il sistema di sorveglianza e le violenze
Il gruppo esercitava un controllo rigoroso sulle donne sfruttate, imponendo regole severe e interventi tempestivi in caso di problemi. Un episodio significativo è avvenuto a marzo, quando tre membri della banda hanno aggredito due uomini che avevano tentato di molestare le donne sotto il loro controllo. Le auto a noleggio con targa romena venivano utilizzate per i trasferimenti quotidiani verso le aree di sfruttamento e per monitorare l’andamento della prostituzione.
Armi rinvenute e sviluppi delle indagini
Durante le perquisizioni, le forze dell’ordine hanno trovato armi da fuoco in possesso di alcuni membri del gruppo. Le autorità italiane e romene stanno continuando l’analisi dei materiali raccolti, concentrandosi sui flussi finanziari e sui collegamenti internazionali dell’organizzazione. Le indagini proseguono, rivelando la portata e la complessità di questo fenomeno criminale.
Il metodo del “lover boy”: come funziona
Il “lover boy” è una tecnica di reclutamento utilizzata da gruppi criminali per avvicinare giovani donne attraverso relazioni sentimentali fasulle. L’adescatore crea un legame emotivo forte, basato su attenzioni e promesse, inducendo la vittima a trasferirsi all’estero con l’illusione di una vita migliore. Una volta consolidato il rapporto, la donna viene isolata da amici e familiari e costretta a prostituirsi. Questo schema, comune in vari Paesi, sfrutta dinamiche psicologiche che rendono difficile per le vittime riconoscere l’inganno e chiedere aiuto.
Come riconoscere l’adescamento sentimentale a scopo di sfruttamento
L’adescamento sentimentale presenta indicatori di rischio ricorrenti. Tra questi spiccano relazioni rapide e intense, tentativi di isolamento della vittima e richieste di trasferimenti improvvisi. Spesso il controllo si manifesta attraverso la gestione delle comunicazioni e la limitazione degli spostamenti. È fondamentale prestare attenzione a dinamiche relazionali sbilanciate e a pressioni emotive per accettare situazioni potenzialmente pericolose, specialmente quando l’adescatore mostra reticenza nel fornire dettagli concreti o nel coinvolgere familiari e amici.
