Human Rights Watch denuncia Israele per crimini di guerra legati allo sfollamento forzato in Cisgiordania

Rosita Ponti

Novembre 20, 2025

L’operazione condotta da Israele all’inizio del 2025 ha portato all’espulsione di decine di migliaia di palestinesi da tre campi profughi nella Cisgiordania occupata, suscitando forti preoccupazioni da parte di Human Rights Watch. Secondo l’organizzazione non governativa, questo evento rappresenta un chiaro esempio di crimine di guerra e crimine contro l’umanità.

Tra gennaio e febbraio 2025, circa 32.000 residenti dei campi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams sono stati sfollati dalle forze israeliane nell’ambito dell’“Operazione Muro di Ferro”. Il rapporto di Human Rights Watch evidenzia che agli sfollati non è stato consentito di ritornare alle loro abitazioni, molte delle quali sono state distrutte. Milena Ansari, ricercatrice dell’organizzazione, ha dichiarato che dieci mesi dopo lo sfollamento, nessuna delle famiglie ha potuto rientrare nelle proprie case.

Le violazioni delle convenzioni internazionali

La Convenzione di Ginevra vieta esplicitamente lo sfollamento di civili dai territori occupati, a meno che non sia temporaneo e giustificato da motivi di sicurezza militare. Tuttavia, il rapporto di Human Rights Watch dipinge un quadro preoccupante, descrivendo soldati israeliani che razziano case, saccheggiano beni e impartiscono ordini attraverso altoparlanti montati su droni. I residenti della Cisgiordania hanno riferito che gli escavatori hanno distrutto le loro abitazioni mentre cercavano di fuggire e che le forze israeliane non hanno fornito alcun tipo di assistenza o riparo agli sfollati.

Le conseguenze per la popolazione locale

Human Rights Watch ha condotto interviste con palestinesi sfollati dai tre campi e ha analizzato diverse fonti, tra cui immagini satellitari, ordini di demolizione e video. I risultati indicano che oltre 850 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, mentre le stime delle Nazioni Unite parlano di un numero che potrebbe superare i 1.460 edifici. Questo scenario evidenzia le gravi conseguenze che l’operazione ha avuto sulla vita quotidiana dei palestinesi nella regione.

Le risposte delle autorità israeliane

In risposta alle accuse mosse da Human Rights Watch, i funzionari israeliani hanno affermato che l’operazione mirava a colpire elementi terroristici. Tuttavia, non hanno fornito spiegazioni chiare riguardo agli sfratti di massa dei residenti né sul divieto di farli tornare nelle loro abitazioni. Questa mancanza di trasparenza ha sollevato ulteriori interrogativi sulla legittimità delle azioni intraprese e sul rispetto dei diritti umani nella zona.

La situazione attuale nella Cisgiordania occupata continua a destare preoccupazione, con migliaia di palestinesi che vivono nell’incertezza e nella paura a causa delle operazioni militari e delle conseguenti violazioni dei diritti umani.

×