AgenPress. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha espresso il suo sostegno alla proposta di ridurre il canone Rai da 90 a 70 euro. Dona ha sottolineato che sarebbe preferibile eliminare completamente il canone, continuando a finanziare il servizio pubblico attraverso la fiscalità generale mantenendo gli stessi importi.
Chiarimenti sulla proposta
In una dichiarazione rilasciata il 15 gennaio 2025, Dona ha chiarito che non si tratta di una semplice manovra contabile. Attualmente, il canone è a carico di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di reddito, contravvenendo così all’articolo 53 della Costituzione che stabilisce il principio della capacità contributiva. Secondo Dona, se il finanziamento del servizio pubblico avvenisse tramite l’Irpef, si rispetterebbe il principio della progressività fiscale.
Discriminazione e ingiustizia
Dona ha anche messo in evidenza l’ingiustizia del sistema attuale, dove anche i cittadini più svantaggiati sono obbligati a pagare il canone Rai, a meno che non abbiano superato i 75 anni e non guadagnino più di 8.000 euro all’anno, una soglia che definisce “vergognosamente bassa”. Lamentando questa situazione, ha affermato che è inaccettabile che un giovane povero debba subire una discriminazione rispetto a un anziano, chiedendo l’estensione dell’esenzione dal pagamento del canone anche per gli under 75.
Invito alla riflessione politica
In questa cornice, Dona ha invitato le forze politiche a riflettere sulla questione, sottolineando che anche il canone Rai può essere considerato una forma di patrimoniale, nonostante la resistenza ideologica mostrata da molte forze politiche nei confronti di tale imposta. La proposta di modifica del canone Rai rappresenta, quindi, un tema di discussione cruciale nel panorama politico e sociale italiano, con implicazioni significative per la giustizia fiscale e l’equità sociale.
