Il giudice ordina l’allontanamento della madre e dei tre figli da un bosco in Abruzzo

Veronica Robinson

Novembre 21, 2025

Non si tratta ancora di un finale certo, ma il padre dei tre bambini esprime preoccupazione per le conseguenze psicologiche che questa esperienza avrà sui suoi figli. Nel pomeriggio del 20 novembre 2025, una bambina di otto anni e i suoi due fratelli di sei sono stati trasferiti in una struttura protetta a Vasto, in Abruzzo, dopo che le autorità hanno deciso di intervenire. La famiglia, di origine anglo-australiana, viveva in un bosco, lontano dalle normali comodità.

Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto che i bambini vengano collocati in una comunità educativa per un periodo di osservazione. La madre dei bambini, Catherine Birminghan, sarà presente con loro, grazie a una lunga mediazione condotta dall’avvocato Giovanni Angelucci con gli assistenti sociali e le forze dell’ordine, che si sono recati presso l’ex casa colonica occupata dalla famiglia.

L’abitazione è stata transennata dai militari per impedire l’accesso ai pochi vicini. Una testimone ha raccontato a Il Messaggero: “Quando sono arrivata, c’erano carabinieri, il sindaco e un pulmino pronto a partire. Era buio, l’atmosfera era tesa e pioveva”. La vicina ha riferito di essere stata fermata due volte prima di poter passare, e ha descritto Catherine come “agitata ma composta”, mentre cercava di mantenere la calma e chiedeva ai bambini di preparare i loro effetti personali.

La famiglia che vive nel bosco: chi sono i genitori

Il caso di Catherine Birminghan e Nathan Trevallion è giunto all’attenzione del giudice dopo un episodio di intossicazione da funghi che ha costretto la famiglia a recarsi in ospedale lo scorso aprile. Durante il controllo di routine, gli assistenti sociali hanno notato che i tre bambini non frequentavano la scuola, nonostante sottoponessero a test annuali in una struttura pubblica. Inoltre, la loro abitazione non era dotata di un bagno e non disponeva di allacciamenti per acqua ed elettricità.

I genitori hanno sempre sostenuto che la loro scelta di vivere in questo modo non fosse dovuta a negligenza, ma piuttosto a un forte desiderio di connessione con la natura e di un legame profondo con i figli e gli animali.

La rabbia e l’incredulità del padre

Ieri, di fronte alla loro abitazione rurale, i tre bambini hanno assistito senza reagire al confronto tra il legale della famiglia e le autorità, un incontro durato 45 minuti. Al termine, almeno la madre ha potuto accompagnare i figli nella nuova struttura. Il padre, ex chef e commerciante di mobili pregiati, ha atteso per ore senza riuscire a rivederli. In un momento di sconforto, ha dichiarato ai giornalisti: “Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati”.

La Procura dei minori aveva già richiesto la sospensione della potestà e l’affidamento temporaneo dei tre bambini, parlando di “grave pregiudizio” per la loro crescita. La coppia ha sempre difeso la propria scelta di vivere lontano dalle convenzioni della vita moderna.

Nathan Trevallion ha raccontato a Il Messaggero di aver visto arrivare numerosi carabinieri in borghese e servizi sociali, insieme al loro avvocato e al sindaco. “Volevano portarci via i bambini”, ha affermato, ma grazie alla mediazione del legale, Catherine è riuscita a seguire i figli nella struttura a Vasto.

Oggi, il padre ha l’intenzione di portare una valigia con vestiti puliti ai suoi familiari, dato che durante il trasferimento hanno potuto portare con sé solo il necessario per la notte. Non nasconde la sua incredulità: “Chi mai separerebbe una famiglia con dei bambini piccoli, se non ha fatto niente di male? Questo provvedimento è frutto di un sistema che fa del male a chi vive onestamente”.

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