In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, che si celebra il 25 novembre, l’organizzazione Porte Aperte ha sollevato un allarmante grido d’allerta riguardo alla condizione delle donne cristiane nel mondo. Secondo le stime, ben 196 milioni di donne cristiane vivono quotidianamente situazioni di discriminazione, abusi e violenze a causa della loro fede. Questa realtà mette in luce una condizione di insicurezza costante che caratterizza la vita di queste donne, esposte a forme di persecuzione brutali e sistematiche.
Le dinamiche della persecuzione
Le statistiche presentate nel report annuale di Porte Aperte, noto come World Watch List, evidenziano cinque principali forme di violenza che colpiscono le donne cristiane nei paesi più a rischio. La prima è il matrimonio forzato, in cui l’84% delle donne non ha la libertà di scegliere il proprio partner. La violenza sessuale è un’altra terribile realtà, con l’82% delle donne che subisce aggressioni a sfondo sessuale. La violenza fisica è presente nel 72% dei casi, dove la fede professata porta a dolore e lividi. Il 62% delle donne vive in condizioni di arresto domiciliare, dove la propria casa diventa una prigione, e un altro 62% è soggetto a violenza psicologica, con la mente costantemente sotto assalto. Questi dati non sono semplici numeri, ma rappresentano vite segnate dalla paura e dall’insicurezza.
Le conseguenze del matrimonio forzato
Il matrimonio forzato non è solo una tradizione, ma un vero e proprio meccanismo di controllo che annulla la libertà e costringe le donne in una condizione di prigionia perpetua. In Nord Africa, ad esempio, le giovani donne cristiane convertite vengono spesso costrette a sposare uomini musulmani molto più anziani, con l’intento di “riparare” l’onta di aver abbandonato la religione di famiglia. Coloro che si oppongono a queste unioni rischiano violenze fisiche e un confinamento forzato all’interno delle mura domestiche.
La brutalità della violenza sessuale
Un aspetto inquietante di questa situazione è la violenza sessuale, che spesso accompagna i matrimoni forzati. In Africa sub-sahariana, le donne e le ragazze cristiane sono frequentemente vittime di stupri e abusi. Ad esempio, in Repubblica Centrafricana, si stima che almeno 100 donne cristiane siano state violentate o molestate nel corso dell’ultimo anno. Tra queste, si trova la storia di Habiba (nome di fantasia), rapita all’età di 13 anni da Boko Haram in Burkina Faso e costretta a sposare un combattente. La sua testimonianza è straziante: “Aspettavo solo il mio turno per essere uccisa”. Secondo il report, nel 40% dei paesi della World Watch List, le violenze culminano in cruente uccisioni.
L’impatto dei conflitti armati
È importante sottolineare che le situazioni di conflitto armato amplificano la persecuzione religiosa specifica di genere. In contesti di guerra, la violenza sessuale contro le donne cristiane aumenta esponenzialmente e continua a perseguitarle anche dopo la cessazione delle ostilità, manifestandosi attraverso la paura, l’incertezza e la perdita di beni e affetti. Un esempio emblematico è quello di 12 donne cristiane sfollate in Messico, costrette a fuggire dopo che gruppi armati hanno invaso le loro comunità, uccidendo i mariti, anch’essi cristiani, per il controllo del territorio.
