Violenza sulle donne, Tiso (Accademia IC): “Necessario combattere la vittimizzazione secondaria”

Veronica Robinson

Novembre 24, 2025

La violenza contro le donne si manifesta in molteplici forme, non solo attraverso atti fisici, ma anche tramite l’uso delle parole. Questo fenomeno, spesso sottovalutato, è noto come vittimizzazione secondaria, e si verifica quando una donna, dopo aver subito un atto di violenza, non riceve il supporto necessario, ma viene invece messa in discussione da chi dovrebbe aiutarla.

Il concetto di vittimizzazione secondaria

La vittimizzazione secondaria rappresenta un aspetto critico della violenza di genere. Quando una donna si trova a raccontare la propria esperienza, le reazioni di chi la circonda possono contribuire a un ulteriore trauma. Domande come: “Perché non te ne sei andata prima?” o “Sei sicura di non averlo provocato?” non sono semplici interrogativi, ma espressioni di giudizio che spostano la responsabilità dalla persona che ha commesso la violenza alla vittima stessa. Questo comportamento non solo mette in discussione la credibilità della donna, ma rafforza anche una cultura che legittima la violenza e il silenzio.

Le conseguenze di tale dinamica sono devastanti. Molte donne, temendo di non essere credute, scelgono di non denunciare gli abusi subiti, rimanendo intrappolate in situazioni pericolose. La violenza verbale, pur non lasciando segni visibili, genera cicatrici interiori come senso di colpa, vergogna e perdita di fiducia in sé stesse e negli altri.

Le conseguenze della violenza verbale

La violenza verbale e la vittimizzazione secondaria possono portare a una serie di problemi psicologici gravi. Le donne che subiscono un doppio trauma possono sviluppare ansia, depressione e stress post-traumatico, oltre a sperimentare isolamento sociale e sfiducia nelle istituzioni. Non solo subiscono la violenza, ma si trovano a dover difendere la propria credibilità e a giustificare le proprie scelte. Questo comportamento può portare a un ulteriore deterioramento della loro salute mentale e benessere.

È fondamentale riconoscere che la violenza non è solo un atto fisico, ma include anche sguardi giudicanti, domande feroci e parole isolanti. Per affrontare efficacemente la violenza di genere, è necessario cambiare il linguaggio e promuovere un dialogo rispettoso e empatico.

Il ruolo della società nel contrastare la violenza di genere

Per combattere la vittimizzazione secondaria, è essenziale che tutti, dalle istituzioni ai cittadini, assumano un ruolo attivo. Credere alle donne, ascoltarle senza giudizio e restituire loro dignità sono passi fondamentali per costruire una cultura della responsabilità e della protezione delle vittime.

Il cambiamento culturale deve partire dal linguaggio. Promuovere un linguaggio rispettoso e responsabile è cruciale per creare un ambiente in cui le donne si sentano al sicuro nel condividere le loro esperienze. Ogni individuo ha la responsabilità di contribuire a questo cambiamento, rompendo il ciclo della violenza e della vittimizzazione.

In una nota stampa, Carmela Tiso, portavoce nazionale dell’Accademia Iniziativa Comune e presidente dell’associazione Bandiera Bianca, ha sottolineato l’importanza di affrontare la violenza in tutte le sue forme, evidenziando come nessuna donna debba sentirsi colpevole per ciò che ha subito. La lotta contro la violenza di genere richiede un impegno collettivo e una rinnovata attenzione a come le parole possono influenzare le vite delle donne.

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