Il 26 novembre 2025, la vita di Lamine, un ragazzo di 14 anni originario del Senegal, ha preso una piega positiva grazie a una straordinaria rete di solidarietà. Il giovane si trovava di fronte all’amputazione della gamba a causa di una grave osteomielite alla tibia, un’infezione insorta a seguito di una ferita subita cinque anni prima. Nonostante due interventi chirurgici effettuati nel suo Paese d’origine, nel 2020 e nel 2022, la sua condizione non era migliorata e i medici locali avevano dichiarato che l’unica opzione rimasta era l’amputazione. Tuttavia, il suo destino è cambiato quando è stato trasferito in Italia, dove i medici dell’Istituto Clinico Villa Aprica di Como sono riusciti a salvarlo.
La rete di solidarietà che ha cambiato il destino di Lamine
Un familiare di Lamine, residente nei pressi di Como, ha avviato il processo che ha permesso al ragazzo di arrivare in Italia. Il dottor Sergio Fumagalli, chirurgo generale presso Villa Aprica, ha accolto l’appello del parente. Con il supporto della direzione dell’ospedale, è stata ottenuta l’autorizzazione dal Ministero della Salute per il trasferimento del giovane e per le cure necessarie. Il ministero ha coperto i costi essenziali per l’intervento, mentre l’ospedale ha garantito terapie, esami e controlli gratuiti, assicurando una continuità nelle cure.
Per consentire a Lamine di rimanere in Italia, sono state necessarie autorizzazioni speciali. La Questura di Como ha facilitato il rilascio di un permesso temporaneo di soggiorno. Lamine e sua madre sono stati accolti in una comunità religiosa dei padri Comboniani, che hanno fornito supporto logistico e assistenza. Dopo l’intervento, il personale infermieristico volontario di Villa Aprica ha continuato a prendersi cura di lui a domicilio, assicurandosi che ricevesse le terapie necessarie per la sua convalescenza.
Intervento chirurgico e percorso di recupero
Il team ortopedico ha eseguito un intervento chirurgico complesso, rimuovendo una porzione infetta della tibia di circa 6 centimetri di lunghezza e 2 di larghezza. Questa resezione ha creato una cavità in prossimità del ginocchio. I campioni biologici prelevati durante l’operazione sono stati inviati per identificare il germe responsabile dell’infezione. Fabrizio De Marchi, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia II, ha spiegato che il trattamento post-operatorio ha incluso un ciclo di terapia antibiotica mirata della durata di sei settimane. Grazie alla giovane età di Lamine, il processo di riparazione ossea è avvenuto in modo naturale, evitando la necessità di ulteriori interventi chirurgici.
Dopo un periodo di recupero di circa tre mesi, durante il quale Lamine ha dovuto indossare un gesso e sottoporsi a controlli clinici e radiologici, è stato dichiarato guarito e ha potuto lasciare l’ospedale. Questo esito positivo è stato il risultato di un impegno collettivo tra istituzioni, ospedale e comunità, dimostrando l’importanza della collaborazione in situazioni critiche.
Un futuro pieno di speranza
Il dottor De Marchi ha evidenziato che l’eccezionalità di questo caso non risiede solo nell’intervento chirurgico, ma nel modo in cui una rete di solidarietà può cambiare il destino di un giovane. Lamine, che rischiava di perdere la gamba, ha ora un futuro davanti a sé, grazie all’impegno di tutti coloro che hanno partecipato a questa iniziativa. La storia di Lamine rappresenta un esempio di come la collaborazione e la solidarietà possano portare a risultati straordinari, restituendo la speranza a chi ne ha più bisogno.
