In data 17 aprile 2025, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, su delega della Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di oltre un milione e seicentomila Euro nei confronti dell’ex Rettore dell’Università di Messina. L’operazione è stata condotta in seguito a un’indagine che ha rivelato un complesso sistema di appropriazione indebita di fondi destinati alla ricerca scientifica presso l’Ateneo.
Il meccanismo di appropriazione indebita
Le indagini hanno messo in luce un articolato meccanismo attraverso il quale l’ex Rettore, in qualità di pubblico ufficiale e responsabile di numerosi progetti di ricerca, si sarebbe appropriato di ingenti somme di denaro. Utilizzando documentazione contabile falsificata o non pertinente, ha giustificato rimborsi spese per progetti di ricerca condotti tra il 2019 e il 2023. Le accuse di peculato sono state formulate a seguito della scoperta di irregolarità nella gestione dei fondi, che avrebbero dovuto essere utilizzati per attività scientifiche, ma che in realtà sono stati dirottati verso fini privati.
Sequestro di ulteriori somme e beni
Parallelamente, la Procura ha disposto un sequestro preventivo urgente di oltre 860.000 Euro. Questo importo è stato ritenuto il risultato di ulteriori appropriazioni da parte dell’ex Rettore, che avrebbe distratto beni e servizi destinati all’Università a favore di un’azienda agricola a lui riconducibile. Anche in questo caso, le accuse di peculato si sono ampliate, evidenziando l’uso improprio di risorse pubbliche.
Avvio delle indagini e riscontri documentali
Le indagini sono state avviate a seguito di esposti presentati da un membro del Senato accademico dell’Università di Messina, segnalando presunte irregolarità nei rimborsi spese. Gli inquirenti hanno raccolto una vasta mole di documentazione, comprendente istanze di rimborso e giustificativi di spesa, per un periodo di quattro anni, evidenziando come l’ex Rettore avesse presentato spese non correlate alle attività di ricerca, ma piuttosto a fini personali, come acquisti di materiali edili e partecipazioni a eventi ippici.
Cooperazione internazionale e irregolarità contabili
La complessità dell’inchiesta ha richiesto anche l’attivazione di strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale, a causa di fatture sospette provenienti da aziende estere. Le autorità giudiziarie di Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito hanno collaborato, confermando irregolarità nelle fatture e l’alterazione di documenti contabili. Questi riscontri hanno contribuito a dimostrare che i fondi richiesti come rimborsi non erano stati utilizzati per scopi legittimi.
Rimborsi e spese personali
Alcuni dei rimborsi richiesti dall’ex Rettore riguardavano spese di viaggio e alloggio, spesso coincidenti con eventi ippici. Le indagini hanno rivelato che una parte significativa delle spese era destinata anche a ospiti personali, evidenziando ulteriormente l’uso improprio delle risorse universitarie. Le richieste di rimborso per servizi fotografici, erroneamente giustificate come attività di ricerca, si sono rivelate in realtà correlate ad eventi ippici.
Movimenti bancari sospetti e ulteriori sviluppi
Dalla disamina dei movimenti bancari dell’ex Rettore sono emersi accreditamenti sospetti per un totale di 210.000 Euro, provenienti da ricercatori del Dipartimento di ChiBioFaram. Questi pagamenti, giustificati come rimborsi per materiali di laboratorio, non hanno trovato riscontro nelle attività effettivamente svolte dai ricercatori. Un secondo filone investigativo, scaturito da verifiche interne dell’Ateneo, ha ulteriormente confermato le irregolarità nelle procedure di affidamento diretto di contratti di fornitura di beni e servizi.
Le indagini continuano, mentre la Procura della Repubblica di Messina cerca di fare chiarezza su un caso che ha sollevato preoccupazioni riguardo alla gestione dei fondi pubblici e alla trasparenza all’interno dell’Università.
