Dopo un periodo di quasi tre giorni di silenzio, il collettivo universitario autonomo di Torino ha rivendicato l’assalto avvenuto il 2 dicembre 2025 alla redazione del quotidiano “La Stampa“. L’azione, definita dal gruppo come dimostrativa, è stata motivata da critiche nei confronti della stampa tradizionale, accusata di disinformazione e di collaborare con le forze di polizia per colpire ingiustamente gli innocenti.
Critiche al giornalismo attuale
Il collettivo, che ha forti legami con il centro sociale Askatasuna, ha utilizzato i social media per esprimere il proprio disappunto nei confronti del giornalismo attuale. Nella loro comunicazione, hanno sottolineato come i media abbiano contribuito a creare un clima di paura e di condanna nei confronti di chi si oppone alle politiche attuali, definendo le loro pratiche come una forma di esilio per le voci dissenzienti.
Dibattito sulla libertà di espressione
Questa azione ha suscitato un acceso dibattito tra i sostenitori della libertà di espressione e coloro che vedono nel gesto una violazione della libertà di stampa. Mentre alcuni considerano l’atto come un legittimo sfogo di protesta contro la disinformazione, altri lo vedono come un attacco diretto alla democrazia e alla pluralità di opinioni.
Strategia di contestazione
Il clima di tensione a Torino non è nuovo; il collettivo ha già fatto parlare di sé in passato per le sue posizioni radicali e la sua opposizione alle istituzioni. La rivendicazione dell’assalto alla redazione rappresenta un ulteriore passo nella loro strategia di contestazione, che mira a mettere in discussione il ruolo dei media nella società contemporanea.
Condanna dell’azione
In questo contesto, la redazione de “La Stampa” ha espresso la propria condanna nei confronti dell’azione, ribadendo l’importanza di un’informazione libera e indipendente, fondamentale per il funzionamento della democrazia. La situazione a Torino è seguita con attenzione, poiché potrebbe avere ripercussioni più ampie sul panorama mediatico e politico italiano.
