L’adozione del fascicolo sanitario elettronico sta vivendo un incremento significativo, con attualmente un italiano su due che ne fa uso. Questa informazione emerge dalla quinta edizione dell’Outlook Salute Italia, realizzato da Deloitte, che ha coinvolto un campione di 3.800 adulti residenti nel Paese.
Incremento delle prenotazioni online e condivisione dei referti
Il report evidenzia un aumento della percentuale di cittadini che nel corso dell’ultimo anno ha effettuato prenotazioni per prestazioni sanitarie online, con un incremento del 4%. Anche la condivisione di referti in formato digitale ha visto una crescita del 3%. Nonostante le difficoltà riscontrate in alcuni servizi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), le strutture di prossimità , come le farmacie e la sanità territoriale, continuano a ricevere apprezzamenti da parte degli utenti. Questi presidi si confermano essenziali per il supporto ai cittadini, garantendo un accesso più diretto e immediato alle cure.
Rinunce alle cure e motivazioni economiche
Nonostante l’aumento dell’utilizzo degli strumenti digitali, il 30% degli intervistati ha dichiarato di aver rinunciato a ricevere cure mediche. Tra queste rinunce, il 74% è attribuibile a motivazioni di natura economica. Guido Borsani, partner di Deloitte Italia e leader del settore Government & Public Services, sottolinea l’importanza della digitalizzazione nel contesto attuale del sistema sanitario. Tuttavia, avverte che questa transizione porta con sé sfide organizzative e tecnologiche non indifferenti. Lo studio di Deloitte intende fornire una prospettiva strategica sulle trasformazioni in corso nel settore della salute, evidenziando la necessità di prestare attenzione a problematiche critiche, come quella delle rinunce alle cure. Questo fenomeno colpisce in modo particolare le fasce a basso reddito, rivelando un divario significativo nelle attività di prevenzione e accesso alle cure.
Il report di Deloitte, redatto nel 2025, si propone di illuminare i cambiamenti in atto nel panorama sanitario italiano, ponendo l’accento sulla necessità di affrontare le sfide emergenti per garantire un sistema sanitario più equo e accessibile.
