Israele colpisce un campo profughi: sei vittime, tra cui due bambini

Veronica Robinson

Dicembre 4, 2025

Israele ha confermato l’identificazione del corpo di un ostaggio thailandese a Gaza, mentre la situazione nella Striscia continua a destare preoccupazione. Il 4 dicembre 2025, l’ufficio del Primo Ministro israeliano ha reso noto che si tratta di Sudthisak Rinthalak, il cui corpo è stato restituito da Hamas. Inoltre, l’organizzazione ha consegnato anche i resti di un altro ostaggio, mentre le autorità israeliane continuano a gestire la questione degli ostaggi ancora presenti nel territorio.

Identificazione del corpo dell’ostaggio thailandese

Il governo israeliano ha confermato che i resti di Sudthisak Rinthalak, ostaggio thailandese, sono stati identificati. La notizia è stata comunicata il 4 dicembre 2025, in seguito alla restituzione dei corpi da parte di Hamas. Questo sviluppo è parte di un accordo di cessate il fuoco che prevede la consegna di tutti gli ostaggi, sia vivi che deceduti, da parte dell’organizzazione palestinese. Attualmente, il corpo dell’israeliano Ran Gvili, ultimo ostaggio ancora presente a Gaza, non è stato restituito. La questione degli ostaggi continua a essere centrale nel conflitto in corso, con le autorità israeliane che fanno pressione per il loro rilascio.

Richiesta di indagini da parte dell’ONU

Il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, ha espresso la sua indignazione per la morte di due bambini palestinesi, Fadi e Jumaa Abu Assi, uccisi dall’esercito israeliano mentre raccoglievano legna a sud della Striscia di Gaza. Dujarric ha definito l’accaduto “orribile” e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta per accertare le responsabilità. Secondo le autorità israeliane, i bambini erano stati considerati “sospetti” per essersi avvicinati troppo alla “linea gialla”, un’area di sicurezza delimitata. Questo episodio ha sollevato interrogativi sulla condotta delle forze armate israeliane e ha spinto l’ONU a richiamare l’attenzione sulla necessità di proteggere i civili in situazioni di conflitto.

Donald Trump annuncia la fase due del piano di pace

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che la fase due del suo piano di pace per Gaza è imminente. Durante un evento alla Casa Bianca il 4 dicembre 2025, Trump ha affermato che il processo di pace sta procedendo bene, nonostante gli attacchi recenti che hanno causato feriti. Il presidente ha sottolineato che la situazione in Medio Oriente sta migliorando e ha promesso che la fase due del piano avverrà “molto presto”. Le sue dichiarazioni si inseriscono in un contesto di crescente tensione e violenza nella regione.

Raid israeliani a Khan Younis

Nella serata del 3 dicembre 2025, un attacco aereo israeliano ha colpito un campo profughi a Khan Younis, causando la morte di almeno sei persone, tra cui due bambini. I media palestinesi hanno riportato che l’attacco è avvenuto in risposta a un presunto attacco lanciato da Rafah. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le forze israeliane continueranno a rispondere alle aggressioni. Questo raid ha riacceso le tensioni nella Striscia di Gaza, dove la popolazione civile continua a subire le conseguenze del conflitto.

Richiesta di liberazione di Marwan Barghouti

Oltre 200 artisti e intellettuali, tra cui la scrittrice premio Nobel Annie Ernaux e il cantante Sting, hanno firmato una lettera aperta chiedendo la liberazione di Marwan Barghouti, leader palestinese detenuto in Israele dal 2002. Barghouti è noto per la sua lotta per una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese e viene spesso paragonato a Nelson Mandela. I firmatari hanno espresso preoccupazione per le condizioni della sua detenzione e hanno invitato le Nazioni Unite a intervenire per la sua liberazione. Questa iniziativa si inserisce in una campagna più ampia per i diritti dei prigionieri palestinesi.

Consegna dei resti di un altro ostaggio

Il 4 dicembre 2025, è stata effettuata la consegna di una bara contenente i resti di uno degli ultimi due ostaggi ancora detenuti a Gaza. La Croce Rossa ha svolto un ruolo cruciale nella mediazione tra l’esercito israeliano e le organizzazioni Hamas e Jihad Islamica. I resti sono stati trasferiti all’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv per l’identificazione. Questo scambio è parte di un processo più ampio volto a risolvere la questione degli ostaggi e a stabilire un clima di pace nella regione.

Raid aerei su Rafah

Israele ha condotto una serie di attacchi aerei su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, come risposta a presunti attacchi contro le sue forze nella zona. Secondo i media palestinesi, questi raid rappresentano una violazione del cessate il fuoco in vigore. La situazione rimane tesa, con la popolazione civile che continua a subire le conseguenze delle operazioni militari.

Rapporto della CNN sulle fosse comuni a Gaza

Un’inchiesta della CNN ha rivelato che i corpi dei civili palestinesi uccisi durante i bombardamenti israeliani sono stati sepolti in fosse comuni non contrassegnate. Le testimonianze di ex militari israeliani e autisti di camion di aiuti umanitari hanno confermato la pratica di sepoltura non identificata, che potrebbe costituire una violazione del diritto internazionale. Questo rapporto ha sollevato preoccupazioni sulla gestione dei corpi e sul trattamento dei civili durante il conflitto.

Risoluzioni dell’Assemblea ONU sul ritiro di Israele

Il 4 dicembre 2025, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato due risoluzioni che chiedono a Israele di ritirarsi dalle Alture del Golan, dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est. Le risoluzioni sono state adottate con il sostegno di 151 paesi, mentre Israele e gli Stati Uniti hanno votato contro. L’ambasciatore israeliano ha criticato la decisione, sostenendo che l’Assemblea non affronta le minacce alla sicurezza della regione.

Uccisione di un fotoreporter a Gaza

Il 2 dicembre 2025, il fotoreporter Mohammed Wadi è stato ucciso da un drone israeliano mentre si trovava a est del campo profughi di Al-Bureij. Un altro giornalista, Mohammed Abdel Fattah Aslih, è rimasto ferito nell’attacco. Le autorità locali hanno evidenziato che Wadi, noto per il suo lavoro documentaristico, era già stato colpito da un bombardamento precedente. Questo episodio evidenzia i rischi che i giornalisti affrontano nel coprire il conflitto e la necessità di garantire la loro sicurezza e libertà di movimento.

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