Sequestrate 3,6 tonnellate di olio extra vergine di oliva non conforme ai requisiti di vendita

Veronica Robinson

Dicembre 4, 2025

I Finanzieri del II Gruppo di Bari, insieme agli ispettori dell’ICQRF di Puglia e Basilicata e ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari, hanno effettuato un’importante operazione di sequestro nel porto di Bari. Il 15 gennaio 2025, le forze dell’ordine hanno confiscato oltre 3 tonnellate di olio extravergine d’oliva privo dell’indicazione obbligatoria riguardante l’origine del prodotto.

Azione di sequestro e analisi dei rischi

L’azione è stata il risultato di un’analisi approfondita dei rischi legati ai flussi commerciali e alla merce in entrata nel territorio nazionale. Grazie a un’intensificazione delle attività ispettive, è stato possibile intercettare un ingente quantitativo di olio, che si sospetta fosse di origine greca. Questa operazione testimonia l’efficacia delle metodologie innovative adottate dalla Guardia di Finanza e dall’Ispettorato per la Repressione delle Frodi Agroalimentari, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Tali metodologie sono state sviluppate per tutelare il “Made in Italy” e garantire la sicurezza dei prodotti agroalimentari, attraverso un consolidato rapporto tra le istituzioni, che consente di identificare flussi sospetti e colpire i traffici illeciti.

Individuazione del carico irregolare

Durante l’operazione, è stato individuato un autoarticolato proveniente dalla Grecia, contenente tre serbatoi con 3.600 litri di olio extravergine d’oliva, che non soddisfaceva i requisiti per l’immissione in consumo nel mercato italiano. Al momento del controllo, la documentazione di trasporto era priva di informazioni riguardanti l’origine del prodotto, che è stato identificato come “extravergine” solo dopo un’ispezione fisica del carico.

Sequestro e rischi per i consumatori

A seguito di questa irregolarità, l’intero quantitativo di merce è stato sottoposto a sequestro, con l’accusa di introduzione illecita nello Stato di prodotti privi della necessaria indicazione del luogo d’origine. L’attività illecita scoperta non solo rappresenta un potenziale inganno per i consumatori, ma avrebbe potuto generare profitti illeciti per decine di migliaia di euro al momento dell’immissione in commercio. Queste condotte illecite possono ledere le produzioni di olio extravergine tutelate dal marchio “Made in Italy”, creando una forma di concorrenza sleale che danneggia le aziende del settore impegnate nella legalità e nel rispetto degli standard qualitativi previsti dalla normativa vigente. La salute dei consumatori è a rischio, poiché potrebbero acquistare prodotti di dubbia provenienza a prezzi pieno, ignari della loro reale origine.

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