Istat: a ottobre 2023 i salari reali registrano un calo dell’8,8% rispetto al 2021

Veronica Robinson

Dicembre 5, 2025

Secondo i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), il 2025 si preannuncia con un incremento delle retribuzioni pro capite pari al 2,9%. Questo aumento, simile a quello registrato nel 2024, dovrebbe consentire un recupero rispetto all’inflazione. Tuttavia, a settembre 2025, le retribuzioni reali risultano ancora inferiori dell’8,8% rispetto ai livelli di gennaio 2021.

Indignazione per la situazione attuale

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, esprime la sua indignazione riguardo alla situazione attuale: “È inaccettabile! Non si comprende il motivo per cui non si voglia affrontare questo annoso problema del Paese. Sarebbe sufficiente reintrodurre la scala mobile legata all’inflazione programmata, applicabile nel caso in cui i contratti non vengano rinnovati tra le parti in un periodo ragionevole di due anni, e per coloro che percepiscono un reddito inferiore ai 35 mila euro.”

Il recupero delle retribuzioni e gli errori del passato

Dona prosegue sottolineando che il recupero delle retribuzioni nel 2025 rispetto all’inflazione è un dato fuorviante. “Non possiamo pensare che il problema sia risolto; ci portiamo dietro gli errori del passato. I rinnovi contrattuali attuali, che coinvolgono professionisti come medici e insegnanti, si riferiscono ai contratti nazionali di lavoro per il periodo 2022-2024, pertanto non sono comparabili con l’inflazione del 2025. Se consideriamo che il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti scaduti supera i due anni, il confronto va effettuato con l’inflazione di quegli anni. Nel 2023, ad esempio, l’indice Nic ha raggiunto il 5,7%, mentre nel 2022 era addirittura dell’8,1%. Di conseguenza, anche i rinnovi attuali non riescono a coprire l’inflazione subita”, conclude Dona.

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