Dolore intenso, spesso accompagnato da nausea, vomito e una marcata sensibilità a luce e suoni. Questo è il difficile percorso di chi vive con l’emicrania, una condizione che nella sua forma cronica può manifestarsi per più di 15 giorni al mese, compromettendo seriamente la qualità della vita. Fortunatamente, l’arrivo di nuovi farmaci preventivi sta cambiando radicalmente la situazione, riducendo notevolmente la frequenza degli attacchi e permettendo ai pazienti di riprendere in mano le redini della propria esistenza.
Nuovi farmaci e risultati significativi
Recentemente, durante il European Headache Congress che si conclude il 21 ottobre 2025 a Lisbona, sono stati presentati dati significativi riguardanti l’anticorpo monoclonale anti-CGRP fremanezumab. Questi studi hanno dimostrato che circa la metà dei pazienti trattati con questo farmaco ha visto un abbattimento dei giorni di mal di testa mensili, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita.
Progetto di ricerca internazionale
I risultati presentati si riferiscono a un campione di 354 pazienti italiani, affetti da emicrania cronica o episodica ad alta frequenza, coinvolti nel progetto di ricerca internazionale Pearl. Dopo un anno di trattamento con fremanezumab, il 75% dei partecipanti ha riportato una diminuzione di almeno il 50% del grado di disabilità associato alla malattia. Tra i pazienti con emicrania cronica, più della metà ha registrato una riduzione dei giorni di attacco a meno di sette al mese.
Impatto sulla vita quotidiana
L’emicrania ha un impatto profondo su vari aspetti della vita quotidiana, come conferma Cristina Tassorelli, professoressa di Neurologia presso l’Università di Pavia. “Questi risultati evidenziano i benefici significativi che fremanezumab può apportare a chi soffre di emicranie altamente invalidanti”, afferma la specialista.
Benessere mentale e integrazione
Studi precedenti hanno anche suggerito che il farmaco può favorire il benessere mentale. L’emicrania è frequentemente associata a condizioni come ansia e depressione. Gabriella Egeo, neurologa all’Irccs San Raffaele di Roma, sottolinea che “in alcuni studi si osserva una prevalenza del 23-25% di ansia e depressione nei pazienti emicranici”. È fondamentale che i pazienti vengano seguiti in modo globale, considerando entrambe le problematiche in modo integrato e non separato.
Stile di vita e approccio olistico
Un altro aspetto da non trascurare è lo stile di vita. Mariarosaria Valente, direttrice della Clinica Neurologica dell’Università di Udine, mette in guardia: “Nonostante l’efficacia di queste terapie, è essenziale mantenere uno stile di vita sano, con una corretta alimentazione, un buon riposo e un’attività fisica regolare”. Un approccio olistico può fare la differenza nel trattamento dell’emicrania e nel miglioramento della qualità della vita dei pazienti.
