L’incidente probatorio legato all’omicidio di Chiara Poggi, che coinvolge Andrea Sempio, potrebbe non concludersi con l’udienza prevista per il 18 dicembre 2025. La giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha avviato un processo che potrebbe includere nuove richieste da parte della difesa di Sempio. L’attenzione si concentra sull’ormai famosa impronta 33, rinvenuta su una parete delle scale che conducono al seminterrato della villetta di via Pascoli. Questa impronta è stata attribuita dagli inquirenti al 37enne accusato di omicidio in concorso con altri.
Il lavoro sulle impronte e le tracce genetiche
Il team legale di Andrea Sempio sta valutando la possibilità di richiedere un’estensione degli accertamenti, in particolare per quanto riguarda l’impronta 33. Questo dibattito si svolgerà dopo il ponte dell’Immacolata, in occasione di una riunione in preparazione dell’udienza. Durante questo incontro, i periti Denise Albani, Domenico Marchegiani e Giovanni Di Censo presenteranno i risultati delle loro indagini, che hanno esaminato le impronte dattiloscopiche e le tracce genetiche, inclusi campioni prelevati dalle unghie di Chiara Poggi. La presenza di consulenti di parte durante questo processo è fondamentale per garantire la trasparenza e la correttezza delle analisi.
La questione delle impronte e delle tracce genetiche è cruciale per l’andamento dell’indagine. Le analisi potrebbero fornire elementi determinanti per il processo, influenzando non solo la posizione di Sempio ma anche l’intera dinamica dell’omicidio. La difesa, quindi, si trova in una fase delicata, in cui ogni decisione potrebbe rivelarsi decisiva.
La posizione della difesa e le scelte precedenti
Nei mesi scorsi, il precedente team legale di Sempio, composto da Massimo Lovati e Angela Taccia, aveva escluso l’estensione degli accertamenti alla “palmare 33”, nonostante il parere favorevole del generale Luciano Garofano, ex capo dei Ris. Garofano aveva insistito affinché l’impronta fosse inclusa nel pacchetto di analisi, ma il collegio difensivo decise diversamente. Ora, con un nuovo gruppo di legali, si apre la possibilità di riconsiderare questa scelta. L’avvocata Taccia rimane parte del team, mantenendo una relazione di lunga data con il suo cliente.
La nuova strategia legale potrebbe portare a una richiesta formale per esaminare l’impronta 33, che, sebbene non contenga sangue ma solo sudore, potrebbe rivelarsi significativa. La difesa ritiene che un “cambiamento di approccio investigativo” possa giustificare una rivalutazione di questo reperto. È importante notare che la famiglia Poggi aveva già sollecitato l’analisi dell’impronta, ma la richiesta era stata respinta dai pubblici ministeri.
Le implicazioni del Dna e la validità degli esami peritali
Se la richiesta di analisi avrà esito positivo, l’incidente probatorio non si chiuderà e i risultati entreranno come prove in un eventuale processo contro Sempio. La relazione peritale depositata recentemente ha già affrontato un tema cruciale: il Dna maschile estratto dalle unghie di Chiara. Secondo la genetista Denise Albani, questi risultati sono compatibili con il profilo genetico di Sempio e della sua famiglia, ma non è possibile determinare con certezza come e quando il Dna sia stato depositato.
La questione della validità scientifica degli esami peritali è un nodo cruciale da sciogliere. La genetista ha sottolineato che non è possibile fornire un risultato “certamente affidabile”, dato che il lavoro si basa su dati parziali e non consolidati. Questo aspetto potrebbe diventare oggetto di un acceso dibattito nelle prossime udienze, dato che entrambe le parti cercheranno di sostenere la loro posizione riguardo all’affidabilità delle prove presentate.
Il caso di Chiara Poggi continua a suscitare grande interesse e attenzione, non solo per la gravità del delitto ma anche per le complessità legali che lo circondano. Con l’udienza fissata per il 18 dicembre, gli sviluppi prossimi saranno seguiti con attenzione da parte di media e opinione pubblica.
