Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, ha espresso preoccupazione lunedì 26 gennaio 2025, durante un intervento rivolto ai membri del Parlamento, riguardo alle violazioni da parte del Ruanda degli accordi di pace firmati il 4 dicembre 2024 alla Casa Bianca. Questi sviluppi mettono a rischio gli sforzi volti a porre fine ai conflitti armati nella regione orientale del Paese.
Le tensioni legate al movimento m23
Il conflitto nella parte orientale del Congo è uno dei numerosi conflitti che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, afferma di aver contribuito a risolvere in meno di un anno. Durante la cerimonia di firma degli accordi di pace, avvenuta a Washington il 4 dicembre, Congo e Ruanda hanno ribadito il loro impegno a lavorare per una soluzione pacifica. Tuttavia, il Ruanda è stato a lungo accusato di supportare i ribelli del Movimento M23, che non è parte degli accordi. Il giorno successivo alla firma, i combattimenti nel Congo orientale sono ripresi. Attualmente, il Movimento M23 è impegnato in negoziati separati a Doha, guidati dal Qatar, e sta consolidando il proprio potere nella regione, ostacolando la prospettiva di una pace duratura.
Il movimento mira a stabilire un governo autonomo nella regione del lago Kivu, e la sua forza militare è aumentata notevolmente nell’ultimo anno, con l’arrivo di migliaia di nuovi combattenti. Per rafforzare il controllo sul territorio conquistato, il M23 ha istituito una nuova struttura di governo, con funzionari fedeli e nuovi leader locali. I ribelli stanno cercando di operare in modo autonomo rispetto a Kinshasa, promuovendo le proprie istituzioni finanziarie e implementando misure come la riparazione delle strade e l’imposizione di tasse sulle miniere di coltan. Queste azioni, riportate anche da fonti come Reuters, evidenziano l’intenzione del M23 di affermare la propria autorità nella regione.
Emergenza sanitaria: epidemia di colera
La Repubblica Democratica del Congo sta affrontando la più grave epidemia di colera degli ultimi 25 anni. Secondo quanto comunicato dall’UNICEF il 26 gennaio 2025, la malattia ha già causato quasi 2.000 vittime dall’inizio dell’anno. Un episodio particolarmente drammatico ha coinvolto un orfanotrofio di Kinshasa, dove un quarto dei bambini ospitati, 16 su 62, è deceduto in pochi giorni a causa dell’epidemia.
Le autorità sanitarie hanno lanciato un allerta per l’aumento dei casi in diverse nazioni africane, tra cui Angola e Burundi, con un incremento complessivo del 30% rispetto all’anno precedente. In Congo, la crisi è aggravata dai conflitti e dalla mancanza di accesso all’acqua potabile. L’UNICEF ha evidenziato la necessità di ulteriori finanziamenti per migliorare i servizi igienico-sanitari e le condizioni di salute. Fino ad ora, sono stati registrati 64.427 casi e 1.888 decessi, tra cui 14.818 infezioni e 340 morti tra i bambini. Diciassette province su ventisei del Paese sono attualmente colpite dall’epidemia.
Il governo congolese ha messo a punto un piano per l’eliminazione del colera, con un budget previsto di 192 milioni di dollari, ma risulta gravemente sottofinanziato. L’UNICEF ha richiesto circa 6 milioni di dollari per il 2026 per supportare le operazioni di risposta rapida. Senza un aumento dei fondi e un’azione coordinata, il rischio di ulteriori perdite di vite umane rimane elevato.
