Tassone esprime preoccupazione per il progetto politico della Presidente del Consiglio

Veronica Robinson

Dicembre 8, 2025

AgenPress. La situazione politica attuale in Italia solleva forti preoccupazioni riguardo ai principi democratici che hanno caratterizzato la Repubblica sin dalla sua nascita, avvenuta il 2 giugno 1946 con il referendum istituzionale e l’entrata in vigore della Costituzione il 1° gennaio 1948. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è al centro di un dibattito acceso, in cui molti analisti parlano di una presunta “seconda repubblica”. Tuttavia, questa definizione è considerata da alcuni un abuso terminologico e una semplificazione di una realtà complessa.

Il cambiamento della Costituzione e le leggi elettorali

Negli ultimi anni, la Costituzione italiana non ha subito modifiche nel suo impianto originale, ma sono state introdotte leggi di riforma elettorale che contrastano con i principi fondamentali della stessa. Queste leggi hanno limitato la sovranità popolare, un principio cardine della democrazia, a partire dalla riforma elettorale del 1994, che ha visto l’abolizione delle preferenze e l’introduzione di liste rigide e collegi uninominali. Questo cambiamento ha portato alla creazione di un Parlamento composto principalmente da nominati, piuttosto che da rappresentanti scelti liberamente dagli elettori.

Il sistema elettorale attuale ha trasformato il panorama politico, favorendo le nomenclature delle fazioni a discapito dei partiti tradizionali. Questo processo ha rappresentato un vero e proprio ribaltamento dei principi costituzionali, avviando un percorso di smantellamento delle garanzie democratiche. La riforma elettorale ha così assunto un ruolo chiave nel disegno politico di cambiamento, che risale alla metà degli anni ’90.

Le riforme e il rischio di autocrazia

Il dibattito si intensifica attorno alla proposta di riforma costituzionale che prevede l’instaurazione di un sistema di premierato, fortemente sostenuto dalla Meloni. Questo schema, secondo i critici, potrebbe portare a un’accelerazione del processo di erosione delle garanzie democratiche. Si fa appello alla stabilità dei governi, ma ciò che si rischia è la trasformazione della democrazia in autocrazia.

L’idea di un sistema elettorale proporzionale con un’asticella di accesso elevata e un premio di maggioranza sproporzionato è considerata un falso proporzionale. Questo approccio non garantirebbe una rappresentanza adeguata della realtà italiana, trasformando il Parlamento in un mero strumento al servizio del potere esecutivo. In tal modo, si prefigurerebbe un assetto definitivo in cui il nome del presidente del Consiglio sarebbe indicato sulle schede elettorali, avviando il Paese verso una forma di regime.

Le conseguenze per i Comuni e la necessità di cambiamento

La situazione non si limita al livello nazionale, ma si riflette anche nelle amministrazioni locali. La figura del presidente regionale, spesso definita “governatore”, solleva interrogativi sulla reale rappresentatività e sul potere decisionale degli organi collegiali. Un Consiglio privo di voce, vincolato al rispetto delle decisioni del presidente, compromette il libero esercizio democratico degli eletti.

Una proposta alternativa potrebbe essere quella di introdurre la sfiducia costruttiva, permettendo una continuità nella governance anche in caso di dimissioni del presidente. Questo approccio garantirebbe una maggiore stabilità e rappresentatività, evitando la concentrazione di potere nelle mani di un singolo individuo.

Il dibattito attuale mette in evidenza una scelta cruciale per il futuro politico dell’Italia: mantenere i valori democratici o cedere a forme di governo più autoritario. Coloro che si richiamano alla tradizione dei cristiani democratici hanno il compito di preservare l’integrità di queste idee e di affrontare le divisioni interne con coerenza e determinazione.

Mario Tassone (ex deputato della Repubblica Italiana – già vice Ministro).

×