Garlasco, il genetista che ha identificato il Dna di Sempio: “È una rivincita personale”

Veronica Robinson

Dicembre 9, 2025

Pasquale Linarello, il genetista che nel 2016 aveva fornito una consulenza per la difesa di Andrea Stasi, ha espresso il suo rammarico riguardo alle valutazioni fatte in passato sul suo operato. Durante un’intervista nel programma “Quarta Repubblica” trasmesso su Rete 4, Linarello ha commentato l’importanza della sua analisi, che ha recentemente trovato conferma nel lavoro della perita nominata dal giudice, Denise Albani. La questione centrale riguarda il DNA rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi, che Linarello aveva già attribuito al ramo maschile della famiglia Sempio.

La consulenza di Linarello è stata allegata a un esposto che chiedeva alla procura di Pavia di riaprire le indagini su questo caso, che era stato rapidamente archiviato dall’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, attualmente sotto inchiesta per corruzione. Linarello ha evidenziato come la sua relazione sia giunta nelle mani degli avvocati di Sempio, generando diverse anomalie nel processo.

Il genetista ha espresso la sua amarezza per le critiche ricevute, in particolare per le affermazioni contenute nella richiesta di archiviazione, dove veniva messa in dubbio la sua imparzialità e la validità scientifica della sua analisi. Linarello ha sottolineato che il DNA, sebbene degradato, è comunque comparabile. La sua analisi ha dimostrato che il DNA rinvenuto corrisponde per 12 delle 16 regioni esaminate con quello di Andrea Sempio, escludendo qualsiasi corrispondenza con Alberto Stasi.

Le perizie a confronto

Nel suo elaborato, Denise Albani ha ritenuto il DNA comparabile, contrariamente a quanto affermato nel 2014 da Francesco De Stefano, il perito del processo bis che ha portato alla condanna di Stasi. De Stefano aveva dichiarato che il DNA era degradato e non utilizzabile, lasciando aperta la possibilità che potesse appartenere a Stasi. Linarello ha messo in evidenza come già all’epoca fosse possibile escludere che quel DNA fosse di Alberto Stasi, citando un’interrogazione diretta al professor De Stefano, il quale non era riuscito a fornire una risposta chiara.

Il DNA rinvenuto sulle unghie

Quando gli è stato chiesto come il DNA potesse essere finito sulle unghie di Chiara Poggi, Linarello ha sottolineato che né Albani né altri esperti possono fornire una risposta definitiva. Non esiste un metodo per datare il DNA, il che significa che non si può stabilire quando sia stato depositato. I modi in cui il DNA potrebbe essere stato trasferito sono molteplici, tra cui contatti diretti o mediati con oggetti. Linarello ha anche ipotizzato un possibile contatto fortuito di Chiara con un oggetto appartenente a Andrea Sempio, ma ha chiarito che non è possibile determinare la concentrazione del DNA, rendendo difficile trarre conclusioni definitive.

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