Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sta cercando un rafforzamento del sostegno da parte dei leader europei per affrontare la difficile situazione con la Casa Bianca. Questo tentativo di mediazione arriva in un momento critico, poiché Donald Trump ha espresso critiche nei confronti della strategia ucraina, definendola “deludente”. Zelensky ha ribadito l’importanza dell’unità tra gli alleati, sottolineando che è un elemento cruciale per il futuro dell’Ucraina.
La giornata di Zelensky, avvenuta il 15 febbraio 2025, è iniziata a Londra, dove ha avuto incontri con il leader laburista britannico Keir Starmer, il politico tedesco Friedrich Merz e il Presidente francese Emmanuel Macron. Successivamente, il Presidente ucraino si è recato a Bruxelles per partecipare a vertici con la NATO e l’UE, prima di concludere il suo tour diplomatico a Roma, dove ha incontrato la Premier italiana Giorgia Meloni.
La spaccatura con Trump e la mediazione europea
La situazione complessa in cui si trova Kiev è ben rappresentata da una fonte ucraina che ha dichiarato: “Putin non è disposto a firmare un accordo che non preveda cessioni territoriali, e gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni in questa direzione”. Le parole di Trump, pronunciate proprio il 15 febbraio, hanno ulteriormente complicato le cose: “Sono un po’ deluso che [Zelensky] non abbia ancora analizzato la proposta. Credo che la Russia sia d’accordo, mentre non sono certo che Zelensky lo sia”. Il Presidente ucraino ha risposto, spiegando di aver preferito che il Ministro della Difesa, Umerov, discutesse la questione di persona per evitare intercettazioni. Zelensky ha anche riconosciuto che esistono visioni contrastanti tra Stati Uniti, Russia e Ucraina riguardo al Donbass, pur affermando che Kiev non ha “diritti legali o morali” per cedere territori.
A Downing Street, i leader di Francia, Germania e Regno Unito hanno espresso solidarietà nei confronti dell’Ucraina. Starmer ha dichiarato che non ci sono pressioni per accettare il piano statunitense, mentre Merz ha manifestato scetticismo su alcune proposte americane. Macron, dal canto suo, ha sottolineato che l’Europa ha molte leve a sua disposizione e ha messo in evidenza l’impatto delle sanzioni sull’economia russa. Fonti dall’Eliseo hanno chiarito che l’incontro aveva l’obiettivo di continuare il “lavoro comune” per modificare e adattare il piano americano, integrando le proposte europee in vista di futuri colloqui con Washington.
Nodi del negoziato e garanzie di sicurezza
I principali punti critici del negoziato rimangono invariati, tra cui il futuro status del Donbass e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Zelensky ha espresso la sua preferenza per un meccanismo di difesa reciproca simile all’Articolo 5 della NATO. Durante i colloqui, ha parlato di “piccoli progressi verso la pace”.
A Bruxelles, oltre ai colloqui con i leader europei, il Segretario Generale della NATO Mark Rutte e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno discusso della necessità di utilizzare gli asset russi per aumentare il costo della guerra per Mosca, un tema che sembra trovare aperture nel contesto comunitario. La missione di Zelensky si è conclusa a Palazzo Chigi, dove ha dichiarato di essere “pronto a volare negli Stati Uniti se Trump lo desidera”.
La reazione di Mosca
Da Mosca, la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha commentato la nuova strategia di sicurezza di Trump, sostenendo che potrebbe favorire la “ricerca di un terreno comune” e auspicando che possa far riflettere il “partito della guerra” in Europa. Tuttavia, Dmitry Peskov ha chiarito che non è previsto un nuovo incontro tra Trump e Putin prima del 2026.
Nel frattempo, la Procura Federale Russa ha incriminato numerosi funzionari e ex funzionari politici e militari ucraini per “genocidio” nei confronti dei russofoni nel Donbass a partire dal 2014, includendo nella lista nera l’ex Presidente Petro Poroshenko e i vertici attuali dell’Ucraina. È interessante notare che Zelensky non è tra gli incriminati, il che potrebbe suggerire un tentativo di mantenere aperto un canale di dialogo con Mosca.
