Le indagini sulle stragi del ’92 continuano a rimanere senza un esito definitivo, ma le evidenze raccolte finora tendono a confermare l’ipotesi di una connessione tra mafia e appalti. Questa tesi è stata presentata il 15 aprile 2025 dal procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante un’audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia. L’incontro ha messo in luce le discussioni e le tensioni all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo, rivelando un clima di sospetto che coinvolge anche figure di spicco del sistema giudiziario.
Le dichiarazioni del procuratore De Luca
Salvatore De Luca ha fornito un quadro dettagliato delle indagini, sottolineando come le stragi del ’92 non possano essere considerate eventi isolati, ma piuttosto il risultato di un complesso intreccio di interessi mafiosi e affari pubblici. Il procuratore ha messo in evidenza il ruolo cruciale degli appalti pubblici, spesso al centro delle manovre illecite della criminalità organizzata. Durante la sua audizione, ha ribadito i sospetti riguardanti l’operato di alcuni magistrati, in particolare quello di Pietro Giammanco, all’epoca procuratore capo di Palermo. Le sue affermazioni hanno riacceso il dibattito sulla trasparenza e sull’integrità delle istituzioni giudiziarie.
Le indagini su magistrati coinvolti
Le indagini non si fermano solo agli ambienti mafiosi, ma si estendono anche a figure di alto profilo all’interno della magistratura. Tra i nomi emersi, quello di Gioacchino Natoli, ex magistrato, risulta particolarmente controverso. Natoli è attualmente indagato per favoreggiamento aggravato, insieme all’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Queste indagini pongono interrogativi sulla possibilità di collusioni tra la mafia e alcuni membri del sistema giudiziario, un tema che continua a suscitare preoccupazione e indignazione nell’opinione pubblica.
Il contesto delle stragi del ’92
Le stragi del ’92, che hanno segnato profondamente la storia italiana, rappresentano un capitolo oscuro della lotta contro la mafia. Gli eventi tragici, come l’omicidio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno scosso l’intero paese e hanno portato a una rinnovata attenzione sulle relazioni tra mafia e istituzioni. La Commissione Parlamentare Antimafia, attraverso audizioni come quella di De Luca, cerca di fare luce su questi legami e di garantire che la verità emerga, affinché simili atrocità non possano ripetersi in futuro. La strada verso la giustizia è ancora lunga, ma le indagini attuali rappresentano un passo importante per comprendere le dinamiche che hanno portato a queste stragi e per affrontare le sfide che il sistema giudiziario italiano deve ancora superare.
