La molecola acalabrutinib, utilizzata in prima linea per pazienti con diagnosi recente, ha il potenziale di rivoluzionare il trattamento dei tumori del sistema linfatico. Questa terapia mirata, un inibitore di Btk di seconda generazione, ha dimostrato risultati significativi in studi recenti, in particolare per la leucemia linfatica cronica e il linfoma mantellare. Le evidenze sono state presentate al Congresso della Società Americana di Ematologia, svoltosi nel dicembre 2025.
Risultati degli studi clinici
Lo studio Amplify ha rivelato che il 90% dei pazienti con leucemia linfatica cronica, trattati in prima linea con acalabrutinib in combinazione con venetoclax, un regime completamente orale a durata fissa, è risultato libero dal trattamento dopo tre anni. Questo dato rappresenta un passo avanti significativo nella gestione di questa malattia, che colpisce un gran numero di persone ogni anno.
Un altro studio, denominato Echo, ha esaminato l’associazione di acalabrutinib con la chemio-immunoterapia, utilizzando bendamustina e rituximab, per il trattamento di prima linea nei pazienti affetti da linfoma mantellare. I risultati hanno mostrato una riduzione del 24% del rischio di necessitare una terapia di terza linea o di decesso, oltre a una diminuzione del 40% della probabilità di progressione precoce della malattia.
Infine, lo studio Traverse ha aperto nuove prospettive per il trattamento del linfoma mantellare senza ricorrere alla chemioterapia. Grazie alla combinazione di acalabrutinib, venetoclax e rituximab, il tasso di risposta globale ha raggiunto un impressionante 95%.
Il contesto della leucemia linfatica cronica
La leucemia linfatica cronica rappresenta la forma più diffusa di leucemia negli adulti, con circa 2.750 nuovi casi diagnosticati in Italia ogni anno. Secondo il dottor Antonio Cuneo, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, questa neoplasia ematologica è caratterizzata dall’accumulo anomalo di linfociti B nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici, come linfonodi e milza.
In passato, la chemio-immunoterapia era il trattamento standard in prima linea, ma oggi è stata superata dalle terapie mirate. Gli inibitori di Btk e di Bcl-2 stanno cambiando il panorama terapeutico, rendendo la leucemia linfatica cronica sempre più curabile.
Trattamento del linfoma mantellare
Il linfoma mantellare, una forma di linfoma non Hodgkin B linfocitario, colpisce prevalentemente gli anziani. Il dottor Enrico Derenzini, direttore della divisione di oncoematologia all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha sottolineato che la combinazione di acalabrutinib con la chemio-immunoterapia a base di bendamustina e rituximab ha portato a benefici significativi. Questi includono un miglioramento del tempo alla progressione della malattia, tassi di risposta più elevati e una tendenza favorevole nella sopravvivenza globale.
La crescente efficacia di acalabrutinib e delle terapie mirate rappresenta un cambiamento fondamentale nel trattamento di queste patologie ematologiche, offrendo nuove speranze per i pazienti e le loro famiglie.
