Grazia Deledda, scrittrice sarda e Premio Nobel per la Letteratura, ha avuto un legame significativo con la cultura italiana durante il periodo fascista. Nel 1929, Deledda è stata coinvolta nella commissione per la selezione dei libri di Stato destinati alle scuole elementari, un ruolo che può essere interpretato come un atto di sostegno al regime fascista, nonostante le sue posizioni personali. Questo aspetto della sua carriera merita un’analisi più approfondita per comprendere il suo impatto e la sua figura.
Il ruolo di grazia deledda nella cultura fascista
Durante il ventennio fascista, la figura di Grazia Deledda si distingue non solo per la sua produzione letteraria, ma anche per il suo coinvolgimento in iniziative culturali promosse dal regime. La sua partecipazione alla commissione per i libri di Stato nel 1929 rappresenta un punto cruciale della sua carriera. Deledda, già riconosciuta a livello internazionale, ha accettato di contribuire alla formazione culturale dei giovani italiani attraverso la letteratura. Questo gesto, sebbene possa sembrare un semplice incarico, solleva interrogativi sulla sua posizione nei confronti del regime e sulla sua reale adesione ai valori fascisti.
Mussolini stesso ha espresso un certo rispetto per Deledda, definendola una delle più grandi scrittrici italiane. In un contesto in cui la letteratura era strettamente controllata, la sua scelta di accettare un ruolo di responsabilità all’interno del sistema educativo potrebbe essere vista come un segnale di vicinanza, sebbene non necessariamente di condivisione ideologica. La sua opera, pertanto, si inserisce in un discorso complesso che intreccia letteratura, potere e ideologia, rendendo necessaria una riflessione critica su come la sua figura possa essere interpretata.
La narrativa di deledda e il contesto storico
Nei suoi scritti, Grazia Deledda ha saputo affrontare temi di grande rilevanza sociale e culturale. Nel libro per le scuole elementari, per esempio, si fa riferimento agli eventi storici del 28 ottobre, quando i fascisti entrarono a Roma. Le parole di un personaggio, Cherubino, che discute della situazione politica, rivelano un approccio che, pur non essendo apertamente critico, mostra una certa consapevolezza del contesto. La Deledda non si è tirata indietro di fronte a queste tematiche, accettando con entusiasmo di scrivere per i giovani, un gesto che ha contribuito a cementare il suo ruolo nella cultura del tempo.
Nel romanzo “Annalena Bilsini“, pubblicato nel 1927, Deledda inserisce frasi che possono essere interpretate come una riflessione sul regime fascista. La sua affermazione “Da noi non succedono più queste cose. Da quando c’è lui, tutti si vive in pace” è emblematicamente legata a Mussolini. Questa frase, come molte altre, deve essere letta nel contesto di un’epoca in cui l’arte e la letteratura erano strumenti di propaganda e controllo sociale. La scrittrice, quindi, si muove in un territorio delicato, cercando di mantenere la propria voce artistica pur navigando in un ambiente politico oppressivo.
Il legame tra deledda e mussolini
Il legame tra Grazia Deledda e Benito Mussolini si manifesta anche in episodi specifici. In un incontro tra i due, la scrittrice ha chiesto notizie su un suo concittadino, Elias Sanna, un confinato di Nuoro, dimostrando così un interesse personale che trascendeva la semplice relazione di autrice e capo del governo. Dopo questo incontro, Sanna è stato rilasciato, suggerendo che la richiesta di Deledda avesse avuto un peso significativo. Questo episodio mette in luce come la scrittrice potesse esercitare una certa influenza, anche se in un contesto complesso e spesso ambiguo.
La stima di Mussolini nei confronti di Deledda è ulteriormente evidenziata dal fatto che, nel 1945, durante il periodo di Salò, il Duce le inviò un libro come regalo a Claretta Petacci, sottolineando l’importanza che attribuiva alla sua opera. Questo gesto, in un momento in cui la figura della scrittrice era già ben consolidata, testimonia un riconoscimento che va oltre le mere convenzioni politiche. La sua scrittura, considerata innovativa, rappresentava per Mussolini un’opportunità per rafforzare la narrativa del regime, evidenziando il suo desiderio di associare la propria figura a quella di un’autrice di grande prestigio.
L’analisi del rapporto tra Grazia Deledda e il regime fascista richiede una riflessione attenta e documentata, che consideri le complessità di un’epoca in cui la letteratura si intrecciava inevitabilmente con le dinamiche di potere. La figura di Deledda, quindi, continua a suscitare interesse e dibattito, non solo per il suo contributo letterario, ma anche per il suo ruolo in un contesto storico di grande tumulto.
