A Venezia, un uomo di 52 anni assolto per la relazione con una minorenne: i giudici confermano il consenso.

Veronica Robinson

Dicembre 13, 2025

Al centro della recente sentenza emessa dal tribunale di Milano il 15 marzo 2025, emerge il delicato tema della costrizione in relazione ai reati di violenza sessuale. Durante la lettura della motivazione, le tre magistrate del collegio giudicante hanno chiarito che, secondo l’attuale Codice penale, è necessaria la dimostrazione di una costrizione, sia essa fisica o psicologica, che possa annullare la libertà di autodeterminazione della persona coinvolta. Tuttavia, il tribunale ha evidenziato che tale prova non è emersa in modo chiaro e incontrovertibile nel corso del processo.

Analisi della prova di consenso

Il collegio ha sottolineato come non sia stato possibile dimostrare l’assenza di consenso oltre ogni ragionevole dubbio, un requisito fondamentale per configurare il reato secondo le norme vigenti. La testimonianza fornita dalla giovane, che denunciava l’abuso, è stata considerata “inverosimile” alla luce delle evidenze presentate. Nonostante ciò, il tribunale ha riconosciuto che la relazione tra le parti era caratterizzata da una “diversa maturità”, esprimendo un giudizio etico sul comportamento dell’adulto coinvolto. Le magistrate, tuttavia, hanno specificato che tale valutazione non ha rilevanza penale.

Implicazioni della sentenza

Questo caso solleva interrogativi importanti sulla definizione di consenso e sull’interpretazione delle dinamiche relazionali in contesti di violenza. La sentenza ha acceso un dibattito pubblico, mettendo in luce le difficoltà nel provare la costrizione in situazioni di abuso, dove le sfumature emotive e relazionali possono complicare l’accertamento dei fatti. La decisione del tribunale di Milano rappresenta un punto di riferimento significativo per futuri casi simili, evidenziando l’importanza di una prova chiara e concreta per perseguire reati di tale gravità.

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