I migranti climatici di Tuvalu, una nazione insulare del Pacifico, hanno iniziato il loro viaggio verso l’Australia, con il desiderio di mantenere un legame con la loro terra natale, minacciata dall’innalzamento del livello del mare. Più di un terzo della popolazione, che conta circa 11.000 abitanti, ha presentato domanda per un visto climatico, in base a un accordo siglato tra i due paesi nel 2023. Tra i primi migranti ci sono figure significative come la prima donna conducente di carrelli elevatori, una dentista e un pastore, tutti impegnati a preservare la loro cultura e spiritualità a migliaia di chilometri da casa, come riportato dai funzionari del governo australiano.
Il contesto di Tuvalu e il rischio climatico
Tuvalu è considerata uno dei paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, essendo un gruppo di atolli bassi situati nel Pacifico tra l’Australia e le Hawaii. Gli scienziati della NASA hanno previsto che entro il 2050, le maree quotidiane potrebbero sommergere oltre la metà dell’atollo di Funafuti, che ospita il 60% della popolazione di Tuvalu. Gli abitanti di questa piccola nazione si trovano a vivere su una striscia di terra larga appena 20 metri. Le proiezioni indicano un possibile innalzamento del livello del mare di un metro, ma nel caso peggiore, il 90% dell’atollo principale potrebbe finire sott’acqua, mettendo in pericolo la vita e la cultura degli isolani.
Le storie dei migranti climatici
Masina Matolu, una dentista, ha condiviso la sua esperienza mentre si prepara a trasferirsi in Australia. “Ero davvero entusiasta di andare lì per aiutare le persone, per servire, per alleviare la sofferenza e il dolore”, ha dichiarato. La professionista ha intenzione di portare le competenze acquisite in Australia nel suo paese d’origine, contribuendo così al benessere della sua comunità. “Anche se verrò, se progetto di tornare in futuro per una pausa, farò volontariato qui, per offrire il mio aiuto”, ha aggiunto, evidenziando il suo forte legame con Tuvalu.
Manipua Puafolau, un pastore, ha sottolineato che l’emigrazione non riguarda solo il benessere economico, ma anche la ricerca di una guida spirituale. La sua testimonianza mette in luce l’importanza della spiritualità per gli isolani, che cercano di mantenere la loro identità culturale anche lontano da casa.
Kitai Haulapi, un conducente di carrelli elevatori, ha espresso la sua gioia per questa opportunità. “Quando ho saputo di questa possibilità, mi sono sentito felice ed emozionato, perché ha aperto un nuovo percorso per la mia vita in Australia, migliorando il mio futuro”, ha affermato. La sua storia rappresenta le speranze e le aspirazioni di molti migranti climatici che cercano una vita migliore, pur mantenendo un legame con la loro terra d’origine.
