La Bielorussia concede grazia a 123 oppositori, mentre gli Usa annullano le sanzioni

Veronica Robinson

Dicembre 13, 2025

Il leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko, ha deciso di concedere la grazia a 123 prigionieri di diverse nazionalità, tra cui la nota attivista dell’opposizione, Maria Kolesnikova. Questa decisione è stata presa in seguito alla revoca delle sanzioni statunitensi sull’industria del potassio bielorusso. Tra i detenuti liberati figura anche Ales Bialiatski, premio Nobel per la pace nel 2022. Il rilascio è avvenuto dopo colloqui a Minsk con l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, John Coale. Gli Stati Uniti hanno acconsentito a revocare le sanzioni sul potassio, un elemento chiave per la produzione di fertilizzanti e un’importante fonte di esportazione per la Bielorussia, alleata del Cremlino nel conflitto in Ucraina. Coale ha dichiarato che, con la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi, ci si aspetta un progressivo allentamento delle sanzioni. Ha anche trasmesso un messaggio di ringraziamento a Lukashenko, il quale non è riconosciuto come presidente dall’Unione Europea a causa delle irregolarità elettorali e della repressione avvenuta durante le elezioni del 2020. Kolesnikova ha trascorso 1.808 giorni in carcere, gran parte dei quali in isolamento. Sua sorella, Tatiana Khomich, ha riferito che le prime parole di Maria sono state di gratitudine nei confronti dell’amministrazione statunitense e del governo bielorusso per le trattative. Secondo il quotidiano Nasha Niva, Kolesnikova sarebbe stata trasferita in un centro di detenzione preventiva poco prima del rilascio per apparire “più presentabile”. I prigionieri erano attesi in Lituania, ma Lukashenko ha cambiato il percorso di evacuazione all’ultimo momento, come denunciato da Svetlana Tikhanoskaya, leader dell’opposizione bielorussa in esilio, da Vilnius.

Viktor Babariko rilasciato dopo la detenzione

Tra i 123 prigionieri liberati, 114 sono stati trasferiti in Ucraina. Viktor Babariko, ex capo di Belgazprombank e coordinatore della campagna elettorale di Kolesnikova, è anch’egli uscito dal carcere. Babariko aveva cercato di candidarsi alle presidenziali del 2020, dove avrebbe dovuto essere il principale rivale di Lukashenko. Tuttavia, è stato arrestato a giugno, prima delle elezioni, e gli è stata negata la registrazione come candidato. Nel luglio 2021, è stato condannato a 14 anni di carcere con accuse di corruzione e riciclaggio, dichiarandosi sempre non colpevole.

Il ruolo degli Stati Uniti e l’accordo con Lukashenko

Lukashenko ha iniziato a uscire dall’isolamento internazionale grazie all’intervento dell’amministrazione Trump. Anche gli Stati Uniti, come l’Unione Europea, non hanno mai riconosciuto ufficialmente la sua rielezione avvenuta cinque anni fa, seguita da massicce proteste di piazza duramente represse. Durante quel periodo, centinaia di persone furono arrestate, tra cui Kolesnikova, e la repressione politica ha continuato a imperversare. Le sanzioni occidentali erano state inasprite dopo l’invasione russa dell’Ucraina, poiché le truppe avevano utilizzato il territorio bielorusso. Negli ultimi mesi, Trump ha incoraggiato Lukashenko a rilasciare prigionieri politici, portando il leader bielorusso, al potere da oltre 30 anni, a graziarne decine. In cambio, Washington aveva già parzialmente revocato le sanzioni contro la compagnia aerea bielorussa Belavia, consentendole di mantenere e acquistare pezzi di ricambio per la sua flotta, che include aerei Boeing.

L’inviato statunitense, Coale, ha evidenziato come il legame tra Lukashenko e il presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe rivelarsi utile nei complessi sforzi di mediazione da parte degli Stati Uniti per cercare di porre fine al conflitto in Ucraina. Coale ha riferito di aver discusso con Lukashenko anche del supporto che la Bielorussia potrebbe fornire nei negoziati con Mosca. Questo tentativo di coinvolgere Minsk segna un cambiamento significativo nella politica statunitense, che si discosta dall’approccio europeo, il quale prevede sanzioni e isolamento per l’ex Repubblica sovietica.

×