Apparecchiature mediche di piccole e medie dimensioni obsolete, rinnovate solo al 50% dopo un decennio

Veronica Robinson

Dicembre 15, 2025

Il 37% delle oltre 8.000 grandi apparecchiature mediche presenti in Italia, tra cui TAC, risonanze magnetiche, mammografi e angiografi, ha superato i dieci anni di utilizzo. Sebbene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) preveda la sostituzione di queste tecnologie entro giugno 2026, il problema persiste per le apparecchiature di dimensioni medio-piccole, come i sistemi per anestesia, i defibrillatori e le incubatrici. Una percentuale compresa tra il 25% e il 50% di queste attrezzature viene rinnovata solo dopo un decennio, nonostante i defibrillatori, i laser chirurgici, le incubatrici e gli elettrobisturi dovrebbero essere sostituiti dopo sette anni. I monitor, invece, non dovrebbero superare gli otto anni di vita, mentre gli endoscopi richiedono una sostituzione ancora più tempestiva, ogni cinque anni.

Informazioni emerse dal meeting nazionale

Queste informazioni sono emerse durante il quinto meeting nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (Aiic), che ha presentato un’indagine rappresentativa di ospedali di diverse dimensioni situati in Nord, Centro e Sud Italia. Secondo l’analisi, nelle sale operatorie, nei reparti di maternità, nelle terapie intensive e nei pronto soccorso, il personale sanitario si trova spesso a utilizzare apparecchiature obsolete, le cui prestazioni non sono in linea con gli attuali standard tecnologici. La sicurezza e la continuità operativa di queste tecnologie sono garantite dagli ingegneri clinici, che affrontano significativi oneri e attività di manutenzione per mantenerle funzionanti.

Giudizio sul rinnovo delle tecnologie

Stefano Bergamasco, coordinatore del Centro Studi Aiic, ha espresso un giudizio positivo sul rinnovo delle grandi tecnologie, promosso dal Pnrr, ma ha sottolineato l’importanza di monitorare lo stato delle altre apparecchiature, che costituiscono la spina dorsale del parco tecnologico degli ospedali italiani. Bergamasco ha evidenziato che il valore delle tecnologie medio-basse è rilevante, rappresentando oltre il 60% del parco tecnologico installato nel Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

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