Un detenuto del carcere Ernesto Mari di Trieste ha approfittato dell’ora d’aria per evadere, scavalcando il muro di cinta e raggiungendo un’area di cantiere su via Coroneo. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, l’evaso si chiama Khan Nasir, un cittadino pachistano di 31 anni, ritenuto pericoloso. L’episodio è avvenuto il 20 marzo 2025 e, una volta scoperta la fuga, è scattata una vasta operazione di ricerca che ha coinvolto Polizia, Carabinieri e Polizia penitenziaria, estendendosi in tutta la città, dal centro alla zona del Porto Vecchio, nota per essere un rifugio per migranti, e nelle aree periferiche.
La modalità di fuga
Khan Nasir avrebbe trovato rifugio sotto un telone durante l’ora d’aria. Quando si è reso conto di non essere più sotto controllo, ha scavalcato una zona interna del carcere, approfittando di un cantiere all’interno della struttura, da cui è riuscito a uscire direttamente in strada. Secondo quanto riportato dal sito Trieste Prima, il detenuto era atteso in tribunale il giorno successivo alla fuga. Per questo motivo, il direttore del carcere aveva richiesto “rigorosissime misure di sicurezza” per prevenire eventuali tentativi di evasione.
Il detenuto, già noto alle forze dell’ordine, era in carcere per reati collegati allo spaccio di droga. Khan Nasir, titolare di un permesso di soggiorno in attesa di rinnovo, era stato arrestato nel 2019 durante un’operazione a Pordenone. Le ricerche per rintracciare il fuggitivo sono attualmente condotte dalla Polizia penitenziaria.
Le condizioni del carcere
L’episodio è avvenuto nel pomeriggio, prima delle 19:00. Si sospetta che per la fuga siano stati utilizzati dei ponteggi allestiti in un cortile interno recintato, situato tra il palazzo di giustizia e il carcere, affacciato sulla via del Coroneo. Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha sottolineato che a Trieste ci sono 243 reclusi in soli 123 posti disponibili, portando a un sovraffollamento che sfiora il 200%. Gli agenti di Polizia penitenziaria sono solo 126, mentre ne servirebbero almeno 182, con una carenza del 31%.
De Fazio ha evidenziato che, nonostante il sistema penitenziario regga, lo fa con enormi difficoltà e non si sa per quanto tempo ancora potrà continuare. Ha espresso preoccupazione per la situazione degli operatori, che si trovano a fronteggiare un carico di lavoro insostenibile e una crescente demoralizzazione, a causa di un approccio sempre più distante e poco attento da parte dello Stato e del Ministero della Giustizia.
