Il Giappone senza panda per la prima volta in cinquant’anni: tensioni con la Cina

Rosita Ponti

Dicembre 15, 2025

In Giappone, il 2025 segna un cambiamento significativo per gli amanti degli animali, poiché per la prima volta dopo oltre cinquant’anni non sarà più possibile immortalare i celebri panda negli zoo del Paese. Questo evento è il risultato di un deterioramento delle relazioni diplomatiche con Pechino. I due ultimi esemplari, i gemelli Lei Lei e Xiao Xiao, nati nel 2021 allo zoo di Ueno a Tokyo, saranno rimpatriati in Cina entro la fine di gennaio, in anticipo rispetto alla scadenza formale del prestito prevista per febbraio. La loro partenza rappresenta una novità storica, poiché segnerà l’assenza totale di panda in Giappone dal 1972, anno in cui la prima coppia fu donata per celebrare la normalizzazione delle relazioni tra Giappone e Cina.

Il soft power e i gemelli Lei Lei e Xiao Xiao

I gemelli Lei Lei e Xiao Xiao non sono solo due cuccioli adorabili, ma anche simboli di un’importante strategia diplomatica conosciuta come “diplomazia del panda”. Questo approccio, utilizzato dalla Cina fin dagli anni ’70, prevede l’invio di panda in altri Paesi come strumento di soft power. La loro presenza ha attratto turisti e visitatori, rendendo lo zoo di Ueno un punto di riferimento per gli amanti della fauna selvatica. L’annuncio del rimpatrio, confermato dal governo metropolitano di Tokyo, ha suscitato una forte reazione da parte del pubblico, che teme per il futuro delle relazioni tra Giappone e Cina.

In un contesto di crescente tensione tra le due potenze asiatiche, la situazione non sembra destinata a migliorare. La decisione di rimpatriare i panda è stata accolta con malcontento e ha riacceso i dibattiti sull’andamento dei rapporti bilaterali. Le autorità giapponesi avevano tentato di prolungare la permanenza dei gemelli, ma la Cina ha rifiutato qualsiasi proroga, rendendo improbabili ulteriori negoziati per l’arrivo di una nuova coppia prima della scadenza.

Le dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi

La crisi che ha portato a questa situazione è stata innescata dalle dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi. La Takaichi ha affermato che un’eventuale crisi su Taiwan rappresenterebbe una “minaccia esistenziale” per il Giappone, giustificando così la necessità di un intervento militare congiunto con gli Stati Uniti. Questa posizione ha suscitato una reazione veemente da parte di Pechino, che considera Taiwan parte integrante del proprio territorio e rifiuta qualsiasi ingerenza esterna.

L’atteggiamento della premier ha ulteriormente complicato le relazioni già tese tra i due Paesi. L’assenza dei panda non è solo un evento simbolico, ma ha anche ripercussioni economiche significative. La presenza dei panda ha generato flussi turistici notevoli, in particolare nello zoo di Ueno, che da decenni è un punto di riferimento per gli appassionati di fauna selvatica.

Un futuro incerto per i panda in Giappone

Le prospettive per il futuro dei panda in Giappone appaiono incerte. Nonostante gli sforzi delle autorità di Tokyo per mantenere i gemelli nel Paese, le negoziazioni con Pechino si sono rivelate infruttuose. Le autorità cinesi non hanno mostrato disponibilità a concedere proroghe e i tentativi di portare una nuova coppia di panda prima del rimpatrio dei gemelli sono considerati improbabili.

L’addio ai panda rappresenta una perdita non solo per gli appassionati, ma anche per l’economia locale, che ha beneficiato dell’afflusso di visitatori attratti dalla presenza di questi adorabili animali. La situazione attuale riflette le complessità delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Cina, evidenziando come questioni politiche possano influenzare anche aspetti culturali e sociali.

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