Non è affatto corretto affermare che Friedrich Nietzsche e Karl Marx avessero un terreno comune. Questi due pensatori, uno dedito alla decostruzione delle idee e l’altro ideologo di un materialismo che si avvicina al teologico, non possono essere accostati in modo semplicistico. Questa narrazione è una manifestazione del relativismo contemporaneo, che porta con sé una debolezza intrinseca sia nella cultura laica che in quella cattolica, riducendo tutto a una farsa. La realtà è che ci troviamo in una situazione di crisi, in cui siamo diventati noi stessi delle macerie, lasciando dietro di noi solo rovine e frammenti.
La visione di Marx
Marx non rappresenta un pensiero compiuto, ma piuttosto una concezione che ha trasformato il suo storicismo in un’idea di “cosa”. La sua visione porta all’assorbimento della morte, che si consuma nella storia attraverso un asservimento della materia. In questo contesto, l’individuo perde la sua identità, diventando una mera “cosa”, privo di spiritualità e ridotto a una correlazione con l’oggetto, come se fosse solo una proiezione del caso.
La filosofia di Nietzsche
Nietzsche, al contrario, esplora il tragico e il destino, convivendo con il caos fino a sfiorare le sponde di un’esistenza oltre il bene e il male, dove il Cristo diventa un “ecce homo”. La sua filosofia porta con sé il peso di una metafisica che Marx non ha mai conosciuto, mentre Nietzsche ha vissuto e affrontato il dolore del tempo. Entrambi, però, non riescono a cogliere il significato di essere “gettati nel mondo“, un concetto che porterà Heidegger a esplorare l’essere, il quale ha bisogno del tempo per esistere. A questo punto, si può citare Pascal, che ha ricucito il senso della verità con il dubbio, e Kierkegaard, che ha restituito alla vita la temporalità dell’agonia, entrambi lontani dall’ideologia.
Metafisica e spiritualità
La metafisica si identifica con la religiosità. La spiritualità si trasforma in un grido agonizzante per la vita, consapevole che il dolore del tempo porterà alla salvezza attraverso la speranza. Dopo Nietzsche, si aprirà un crepuscolo della modernità, un periodo che lascerà dietro di sé le ceneri dei pensieri, come Cioran ha descritto nel suo “crepuscolo del pensiero”. In questo contesto, si dissolve la visione dell’estraneità, che si manifesta nella caduta e nella rivolta, con Camus come interprete di questa condizione.
L’eredità di Marx
Marx, tuttavia, non è un’idea superata. La sua influenza si ritrova in Jean-Paul Sartre e nella Scuola di Francoforte. Questo implica che l’annientamento dell’uomo sfida una condizione umana che non riconosce alcuna motivazione ideale per l’ideologia stessa. Cioran, interprete di un mondo distrutto, rifiuta la visione ideologica e compie una vera metamorfosi del concetto di idea, spogliandola del suo significato originale e creando una frammentazione che porta a un nuovo Pensiero. Questa operazione si configura come anti-hegeliana, poiché scorpora l’idea dalla “passione” della fenomenologia. Cioran rompe il guscio della prassi, trasformando l’azione in un dubbio meta-fisico. Questo approccio è stato adottato anche da Sgalambro nella sua opera “morte del sole”, dove la memoria rimane anche dopo la morte del sole, suggerendo che bisogna vivere sia nell’ombra che nel buio.
Il viaggio del viandante
Nietzsche continua a interpretare il viaggio del viandante in cerca del deserto, un viaggio che richiede il mistero alchemico di Mallarmé, ma la domanda resta: può tutto ciò reggere? La pietra filosofale, prima di diventare tale, era solo una roccia dura, simile al masso di Sisifo. Quest’ultimo incarna il mito, ma un mito privo di una luce che possa illuminare il cammino non ha senso. Ognuno di noi cerca o viene trovato; questo implica che, in qualche modo, siamo stati o saremo un piccolo spazio aurorale.
Il confine della ragione poetica
Maria Zambrano si colloca al confine della ragione poetica, lanciandosi heideggerianamente nel mondo, in attesa della Grazia nell’esilio delle solitudini. Così si esce dal labirinto. Mentre Nietzsche rimane presente, Marx si trova completamente sradicato, intrappolato nella sua storia delle cose. Il disegno della Grazia rappresenta l’utopia benedicente dei mistici, un aspetto che Marx non ha mai compreso, ma che Pitagora e Seneca avevano già delineato attraverso miti, archetipi e simboli. Saranno figure come Paolo, Agostino e Gioacchino da Fiore a realizzare una civiltà sacra che rispetta l’umano.
Tragedia e pietà nella modernità
Nella modernità, l’incarnazione di figure come Zarathustra, Siddhartha e Anatol mostra la tragedia e la pietà di noi eredi, flagellanti ai piedi della Croce. Cioran ha ragione nel dire che, nonostante la nostra mancanza di identificazione con la modernità, siamo eredi e testimoni dei flagellatori e dei flagellati. In questo contesto, Nietzsche e Marx non si sono mai dati la mano. Due pensatori che, in modi diversi, hanno annientato l’uomo nella tragedia e nella storia. Se Nietzsche continua a esistere in qualche angolo, Marx è completamente svanito.
