Luigi Sergio Germani: l’analisi sull’uso delle mafie da parte del Cremlino come strumento geopolitico

Rosita Ponti

Dicembre 15, 2025

La trasformazione della **criminalità organizzata** in uno strumento strategico di **potere** da parte della **Russia** è un tema di rilevanza crescente, in particolare per le **democrazie occidentali**, tra cui l’**Italia**. Nel **2025**, il professor **Luigi Sergio Germani**, direttore dell’**Istituto Gino Germani** di **Scienze Sociali** e **Studi Strategici**, espone come la **collaborazione** tra **servizi segreti russi** e **mafia** sia evoluta nel tempo, partendo dal modello sovietico dei “vory v zakone” fino ad arrivare all’attuale architettura ibrida del **Cremlino**.

Le radici della collaborazione tra servizi segreti e criminalità organizzata

La **sinergia** tra i **servizi segreti russi** e la **criminalità organizzata** ha origini profonde, risalenti alla tradizione operativa del **KGB**, la polizia segreta sovietica. Questo organismo non solo monitorava ma anche controllava il mondo criminale dell’**URSS**, utilizzandolo per mantenere il controllo sulla società. I cosiddetti “vory v zakone”, tradotto come “ladri in legge”, rappresentavano i **criminali** più potenti dell’**Unione Sovietica**. **Federico Varese**, esperto delle **subculture criminali russe**, descrive come questi individui avessero il proprio **codice d’onore**, che inizialmente vietava qualsiasi collaborazione con lo **Stato**. Tuttavia, nel periodo post-staliniano, il **KGB** ha iniziato a reclutarli come **informatori** e **agenti di influenza**, sfruttando la loro posizione per reprimere dissensi politici e culturali.

Negli anni ’80, con la **crisi economica** che affliggeva l’**URSS**, il **KGB** ha comunicato al **Cremlino** la necessità di riformare l’economia pianificata, rivelando così un legame sempre più stretto tra **criminalità** e **potere politico**. Le **mafie**, approfittando delle riforme della **perestrojka** di **Mikhail Gorbaciov**, hanno iniziato a investire in attività lecite e a svolgere funzioni statali in un contesto di mercato emergente, guadagnando potere e autonomia dal **KGB**.

La criminalità organizzata negli anni ’90 e l’era di Boris Eltsin

Dopo la dissoluzione dell’**URSS** nel **1991**, durante il tumultuoso decennio di **Boris Eltsin**, la **collaborazione** tra **servizi segreti** e **crimine organizzato** ha raggiunto nuove vette. In questo periodo, molti ex funzionari del **KGB** e del **GRU** si sono uniti a reti criminali, portando con sé competenze operative e contatti internazionali. Le **mafie post-sovietiche** sono emerse come attori globali nel traffico di beni e servizi illeciti, contribuendo a un’economia criminale internazionale.

**Mark Galeotti**, esperto britannico, sottolinea come le **mafie russe** siano diventate fornitori di beni illeciti per altre organizzazioni criminali in tutto il mondo, aumentando la loro influenza e potere. Questa fase ha visto anche l’emergere di un’alleanza tra **Putin**, proveniente dal **KGB**, e la **mafia** di **San Pietroburgo**, un connubio che ha permesso alla polizia segreta di espandere il proprio controllo sull’economia.

Il regime di Putin e la criminalità organizzata

Con l’ascesa di **Vladimir Putin** al potere, i **servizi segreti russi** hanno consolidato ulteriormente il loro controllo, trasformando la **criminalità organizzata** in uno strumento statale. Durante il suo primo mandato, **Putin** ha cercato di ristabilire il controllo dello **Stato** sulla società, mentre nel secondo mandato ha adottato una **politica estera** nazionalista e anti-occidentale, mirando a ripristinare la **Russia** come potenza globale.

La strategia del **Cremlino** si basa sull’uso della “guerra ibrida”, un approccio che combina **disinformazione**, **cyber-attacchi** e sostegno a forze politiche estremiste. I **servizi segreti russi** coordinano queste attività, utilizzando reti criminali per destabilizzare le **democrazie occidentali**, inclusa l’**Italia**. L’alleanza tra **servizi segreti** e **criminalità organizzata** è diventata un elemento strutturale della strategia globale russa, con l’obiettivo di minare le **istituzioni democratiche** e promuovere l’**instabilità**.

Le reti criminali come strumenti di influenza geopolitica

Le potenze **autocratiche**, tra cui **Russia**, **Cina** e **Iran**, utilizzano le **reti criminali** come “moltiplicatori di potenza”. Queste organizzazioni sono in grado di influenzare le **democrazie occidentali** attraverso traffici illeciti e operazioni di destabilizzazione. Le **mafie** e i **narco-cartelli**, spesso con maggiori risorse finanziarie rispetto a molti Stati, svolgono un ruolo cruciale nel minare la stabilità delle società liberali.

Il **gruppo Wagner**, ad esempio, è emerso come un’organizzazione criminale transnazionale che opera in **Africa**, gestendo traffici illeciti e fornendo armi e addestramento militare a fazioni in conflitto. Inoltre, i **servizi russi** hanno dimostrato un interesse attivo nel traffico di droga dall’**America Latina**, utilizzando gruppi criminali locali per diffondere instabilità e minare la governance democratica.

La **criminalità informatica** rappresenta un altro fronte della guerra ibrida, con gruppi di **hacker** che operano sotto la protezione dei **servizi segreti russi**. Questi attacchi mirano a colpire le **infrastrutture critiche** nelle **democrazie occidentali**, contribuendo a creare disordini economici e politici.

L’analisi della situazione attuale e delle prospettive future mostra chiaramente come la **Russia** stia sfruttando la **criminalità organizzata** per raggiungere i propri obiettivi geopolitici, rendendo necessaria una risposta coordinata e integrata da parte delle **democrazie occidentali** per affrontare questa minaccia ibrida in continua evoluzione.

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