Maculopatia: due approcci innovativi non invasivi con luce e corrente

Veronica Robinson

Dicembre 15, 2025

La luce infrarossa e le correnti elettriche leggere applicate sulla retina potrebbero rappresentare un’opzione terapeutica efficace per contrastare la degenerazione maculare secca, la forma più comune di maculopatia. Questa innovativa scoperta è stata presentata durante il Congresso Internazionale FLORetina, svoltosi a Firenze nel mese di ottobre 2025. Le terapie, denominate fotobiomodulazione e iontoforesi, hanno come obiettivo quello di rallentare l’avanzamento della malattia, che attualmente colpisce circa 1 milione di italiani e porta alla perdita irreversibile della visione centrale, fondamentale per attività quotidiane come leggere, guidare e riconoscere volti.

La degenerazione maculare secca e le sue implicazioni

La degenerazione maculare secca legata all’età è una condizione oculare che si manifesta con la formazione di drusen, piccole macchie gialle che si accumulano sotto la retina. Questo stadio intermedio della malattia è cruciale, poiché un intervento precoce può rallentare la progressione verso forme più gravi. Stanislao Rizzo, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico Gemelli, ha evidenziato l’importanza della fotobiomodulazione e dell’iontoforesi come opzioni terapeutiche promettenti. Recenti studi pubblicati su riviste specializzate come Eye, Current Ophthalmology Reports e Journal of Biophotonics supportano questa affermazione, suggerendo che queste tecniche potrebbero migliorare la gestione della malattia.

La fotobiomodulazione, in particolare, si avvale di un trattamento non invasivo che utilizza la luce rossa e infrarossa per stimolare la funzione retinica. Questo approccio mira a ridurre la progressione della malattia e a promuovere il riassorbimento delle lesioni retiniche. Rizzo spiega che il trattamento viene effettuato in ambulatorio, con il paziente seduto di fronte a un dispositivo che emette luce per circa 4-5 minuti.

Prospettive future e necessità di ulteriori ricerche

Nonostante i risultati promettenti, è essenziale condurre studi più ampi e standardizzati per definire il ruolo preciso di queste tecniche nella pratica clinica. Francesco Faraldi, Direttore della Divisione di Oculistica dell’AO Ordine Mauriziano – Umberto I di Torino, sottolinea la necessità di ulteriori evidenze scientifiche. La iontoforesi, in particolare, sta guadagnando attenzione come metodo non invasivo che utilizza una leggera corrente elettrica per facilitare l’assorbimento di farmaci attraverso le membrane oculari. Questo approccio prevede l’applicazione di un elettrodo sull’occhio del paziente.

Nel contesto della degenerazione maculare, la iontoforesi viene studiata come un metodo per veicolare farmaci specifici direttamente nella retina, aumentando così l’efficacia del trattamento. Questa innovazione potrebbe aprire nuove strade nella lotta contro una malattia che, al momento, non ha una cura definitiva e rappresenta una sfida significativa per la salute visiva della popolazione.

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