La decisione dell’Ue sui motori termici non affronta le sfide dell’industria automobilistica

Veronica Robinson

Dicembre 18, 2025

La Commissione Europea ha recentemente annunciato un cambiamento significativo riguardo il bando sui motori endotermici previsto per il 2035, dopo due anni di pressioni da parte di importanti costruttori e governi, tra cui Italia e Germania. L’annuncio, dato da Ursula von der Leyen, segna un passo indietro rispetto alle politiche precedenti, ma il provvedimento dovrà ancora passare attraverso l’iter parlamentare. Per approfondire l’argomento, abbiamo intervistato Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova ed esperto del settore automobilistico.

Il nuovo approccio della Commissione europea

La Commissione Europea ha deciso di apportare modifiche al suo Green Deal, ora ribattezzato Clean Industrial Act, introducendo una maggiore flessibilità. A partire dal 2035, i principali produttori automobilistici dovranno rispettare uno standard di riduzione delle emissioni di scarico del 90%, anziché del 100%. Questo cambiamento consentirà la produzione di veicoli con motori endotermici, utilizzando carburanti sintetici e biocarburanti, un settore in cui l’Italia è leader a livello mondiale. La revisione di questo provvedimento è stata necessaria per evitare un’azione eccessivamente restrittiva, mentre la decarbonizzazione rimane un obiettivo chiaro e imprescindibile. Tuttavia, questo provvedimento non risolve le problematiche attuali che affliggono l’industria automobilistica europea.

Tipologie di veicoli consentiti dopo il 2035

Dopo il 2035, oltre alle automobili elettriche, saranno autorizzati diversi tipi di veicoli. Tra questi, si annoverano i veicoli ibridi plug-in (PHEV), i veicoli ibridi leggeri e i veicoli elettrici con range extender, che sono dotati di un piccolo motore endotermico per estendere l’autonomia. Anche i veicoli a combustione interna e quelli a idrogeno potranno essere prodotti. Sebbene le full hybrid non siano esplicitamente menzionate nella documentazione della Commissione, è probabile che vengano incluse tra le tecnologie ammesse. La Commissione ha adottato un principio di neutralità tecnologica, ma il target del 90% di riduzione delle emissioni rappresenta comunque una sfida significativa, che potrebbe subire modifiche durante il processo legislativo.

Decarbonizzazione: un processo fondamentale

Nel 2024, il 91% dei nuovi impianti industriali nel mondo è stato realizzato seguendo criteri di riduzione della CO2 e utilizzando energia rinnovabile. La sostenibilità è diventata una priorità strategica per le aziende, che vedono in essa un fattore di competitività. Le imprese oggi devono allinearsi agli standard di sostenibilità per inserirsi nelle catene del valore globali. Gli interessi di coloro che investono coincidono sempre più con la necessità di adottare pratiche sostenibili e di decarbonizzazione.

La posizione dell’Italia rispetto alle misure europee

L’industria automobilistica italiana è stata una delle prime in Europa a esprimere preoccupazioni riguardo le misure rigide del Fit for 55, il pacchetto che prevede il divieto dei motori endotermici. I produttori italiani, a differenza dei loro omologhi franco-tedeschi, hanno percepito immediatamente il rischio di una transizione troppo rapida, temendo di non riuscire a riorganizzarsi in tempi brevi. Il Governo italiano ha assunto una posizione chiara contro queste misure, sottolineando che il Fit for 55 è stato approvato con un margine ridotto e che le case automobilistiche, inizialmente favorevoli, hanno successivamente compreso che tali normative avrebbero potuto danneggiare l’industria europea, favorendo invece quella cinese.

Le responsabilità delle scelte della Commissione europea

La decisione della Commissione Europea di promuovere il bando dei motori endotermici è stata influenzata dalla collaborazione dei grandi costruttori. Durante il voto, i dirigenti di Stellantis e Volkswagen avevano affermato che le loro aziende sarebbero state pronte a produrre esclusivamente veicoli elettrici prima del 2035. Tuttavia, oggi è evidente che la Cina ha preso il sopravvento in questo settore, avendo scelto di non seguire l’industria automobilistica occidentale, ma di sviluppare alternative, compreso il motore elettrico, grazie al controllo delle risorse di terre rare.

Le sfide per l’auto elettrica in Europa

Nonostante la crescita delle vendite di auto elettriche nei paesi nordici e in alcune aree del centro Europa, l’adozione di questi veicoli non ha raggiunto il livello atteso. I costi elevati, le limitazioni delle batterie per viaggi lunghi, la mancanza di infrastrutture di ricarica e la dipendenza dalle materie prime cinesi hanno ostacolato la transizione. È fondamentale che l’Europa sviluppi tecnologie alternative, seguendo l’esempio di Cina e Giappone.

Il ruolo degli e-fuels e dei biocarburanti

Gli e-fuels e i biocarburanti possono rappresentare un’importante opportunità per il futuro dell’industria automobilistica. La transizione dell’industria non può prescindere dall’innovazione tecnologica. Anche se in Europa si continuerà a produrre auto elettriche, i marchi europei dovranno trovare un modo per differenziarsi da quelli cinesi, pionieri nel settore della mobilità elettrica, per recuperare competitività in un mercato in crisi.

Le cause della crisi dell’industria automobilistica europea

Il settore automobilistico sta vivendo un cambiamento radicale dei rapporti di forza. L’industria asiatica, in particolare quella cinese, ha notevolmente potenziato la propria capacità produttiva, diventando leader nella trasformazione del settore. La Cina, che un tempo rappresentava solo l’8% della produzione manifatturiera mondiale, oggi produce il 30% delle automobili globali. Al contrario, l’Europa ha visto una contrazione della propria produzione, scendendo dal 30% al 15%. Questa situazione è il risultato di delocalizzazioni e della crescita dell’industria asiatica, che si distingue non solo per la potenza produttiva, ma anche per l’innovazione tecnologica.

Il futuro dell’industria automobilistica europea

Il recupero della competitività da parte dell’industria europea richiederà tempo, ma ci sono segnali che indicano una possibile ripresa. La riabilitazione del motore endotermico rappresenta un passo cruciale in questa direzione.

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