I sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno espresso forti preoccupazioni riguardo alle recenti modifiche proposte dal governo sulle pensioni anticipate e sul riscatto della laurea. In particolare, i rappresentanti sindacali chiedono che venga annullata la disposizione presente nel maxiemendamento alla manovra finanziaria per il 2026, che andrebbe a ridurre il valore del riscatto della laurea per il calcolo del diritto alla pensione anticipata, in base alla normativa nota come “Fornero”.
Le preoccupazioni dei sindacati
Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, hanno dichiarato che penalizzare i lavoratori che raggiungono i requisiti per la pensione a partire dal 1° gennaio 2031 è un atto profondamente ingiusto e potenzialmente anticostituzionale. Secondo i sindacati, tale norma comporterebbe una diminuzione del conteggio degli anni riscattati, influenzando negativamente i diritti pensionistici di questi lavoratori. Inoltre, il maxiemendamento prevede un cambiamento delle finestre “mobili” per l’avvio dei trattamenti pensionistici, a soli due anni dalle problematiche modifiche introdotte con la manovra del 2024.
Il valore del riscatto della laurea
Il riscatto della laurea, affermano i sindacati, rappresenta l’unico strumento senza penalizzazioni per consentire un pensionamento anticipato a coloro che hanno investito nella propria formazione universitaria. Limitare questo diritto sarebbe un messaggio devastante da parte del governo, che sembrerebbe voler colpire la parte più istruita della popolazione, suggerendo che dedicarsi agli studi universitari possa essere considerato un errore.
Le conseguenze delle nuove regole
Inoltre, i sindacati avvertono che limitare le nuove regole ai riscatti futuri avrebbe conseguenze disastrose. Attualmente, l’INPS ha un tempo di risposta per le domande di riscatto che può estendersi fino a 85 giorni, ma nella realtà, il processo può richiedere anni o addirittura decenni. Questo scenario porterebbe inevitabilmente a un aumento dei ricorsi legali per il possibile profilo anticostituzionale della proposta.
La denuncia dei rappresentanti sindacali
I rappresentanti sindacali denunciano che il Ministero dell’Economia sta scegliendo di penalizzare i lavoratori che hanno dedicato una vita al lavoro, mentre consente a chi ha solo cinque anni di contributi di ricevere una pensione di vecchiaia a 71 anni. Questo, secondo i sindacati, è un affronto per chi ha versato somme ingenti in contributi previdenziali all’INPS.
Appello alla revisione della norma
Di Silverio e Quici concludono il loro appello sottolineando la necessità di rivedere questa norma, richiamando l’attenzione del presidente del Consiglio sulla questione.
