Nella notte del 3 gennaio 2025, le forze armate statunitensi hanno lanciato un’operazione militare di grande portata contro il gruppo jihadista Isis, colpendo 70 obiettivi in diverse località della Siria centrale. Questa azione, definita da Donald Trump come una “ritorsione molto seria”, è stata condotta dal Comando centrale Usa (Centcom) e ha preso il nome di “Occhio di falco”.
Dettagli dell’operazione
L’operazione ha visto l’impiego di caccia, elicotteri d’attacco e artiglieria, con l’utilizzo di oltre 100 munizioni di precisione. Gli obiettivi colpiti includevano infrastrutture e depositi di armi utilizzati dall’Isis. Questa iniziativa si colloca in un contesto di crescente tensione e di risposta militare da parte degli Stati Uniti, che, nonostante un ridimensionamento della propria presenza in Siria, continuano a monitorare e colpire le attività del gruppo jihadista, particolarmente attivo nelle zone desertiche del Paese.
Contesto dell’azione militare
L’operazione è stata avviata in risposta a un attacco avvenuto la settimana precedente a Palmira, dove hanno perso la vita due soldati statunitensi e un interprete. Secondo le autorità di Washington, l’attacco sarebbe stato condotto da un singolo militante dell’Isis. Le vittime, identificate come due sergenti della Guardia nazionale dell’Iowa, William Howard ed Edgar Torres Tovar, insieme all’interprete civile del Michigan, Ayad Mansoor Sakat, hanno suscitato una forte reazione da parte del governo statunitense.
Il ministero degli Esteri siriano ha dichiarato il proprio impegno nella lotta contro l’Isis, sottolineando la necessità di impedire che il gruppo jihadista possa trovare “rifugi sicuri” all’interno del territorio siriano. Damasco, pur non commentando direttamente i raid, ha ribadito la propria posizione nella lotta contro il terrorismo.
Reazioni e conseguenze
In un post pubblicato sulla piattaforma social Truth, Donald Trump ha avvertito che chiunque attacchi gli americani “sarà colpito più duramente che mai”. Questo messaggio evidenzia la determinazione del governo statunitense a rispondere in modo deciso a qualsiasi minaccia percepita. Il raid rappresenta il primo intervento di questo genere dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, segnando un’importante fase nella strategia militare di Washington in Medio Oriente.
Nonostante le operazioni contro l’Isis continuino, la situazione in Siria rimane complessa e instabile. Gli Stati Uniti, pur riducendo il numero delle proprie truppe, sembrano intenzionati a mantenere una presenza strategica nella regione per garantire la sicurezza e combattere l’estremismo.
