Secondo quanto riportato da Axios, funzionari del governo di Tel Aviv esprimono preoccupazione per le recenti manovre militari che potrebbero preludere a un’offensiva. In un contesto di crescente tensione, Israele ha approvato la creazione di 19 nuovi insediamenti in Cisgiordania. I risultati di alcuni sondaggi recenti indicano che l’opposizione politica israeliana è vicina a raggiungere la maggioranza, mentre il partito Likud, guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, sta subendo un notevole calo di consensi.
Il panorama politico in Israele: l’opposizione si avvicina alla maggioranza
Il clima politico in Israele sta attraversando una fase di profondo cambiamento. Secondo un sondaggio settimanale condotto da Menachem Lazar per il quotidiano Maariv, se si tenessero elezioni oggi, la coalizione di governo di Netanyahu subirebbe una significativa battuta d’arresto a favore dei partiti sionisti che attualmente si trovano all’opposizione. Il Likud, il partito del Primo Ministro, vedrebbe un calo dei propri seggi, passando dai 32 attuali a soli 25, con una perdita di due seggi rispetto alla settimana precedente.
La situazione appare ancor più critica per il partito Sionismo Religioso di Bezalel Smotrich, che secondo le proiezioni rischia di non superare la soglia di sbarramento del 3,25%, rimanendo escluso dal Parlamento. L’analista Lazar attribuisce questa erosione del consenso a una serie di proposte di legge controverse avanzate dalla coalizione, che hanno danneggiato l’immagine del governo presso l’elettorato.
Dall’altro lato, i partiti di opposizione mostrano una crescente vitalità. Complessivamente, i partiti sionisti contrari a Netanyahu potrebbero ottenere 60 seggi sui 120 totali della Knesset. Tra i leader emergenti di questa ascesa si distingue l’ex premier Naftali Bennett, accreditato di 22 seggi, seguito da Gadi Eisenkot (Yashar!) con 10 seggi. Altri partiti come i Democratici di Yair Golan (10 seggi), Yesh Atid di Yair Lapid (9 seggi) e Yisrael Beytenu di Avigdor Liberman (9 seggi) completano il quadro.
Un aspetto rilevante riguarda l’apertura verso i partiti arabi non sionisti, Hadash-Tàal e Ra’am. Nonostante le dichiarazioni di Eisenkot a favore di un governo sostenuto da tali formazioni, il 61% degli elettori dell’opposizione si dichiara favorevole all’inclusione del partito islamico Ra’am in una coalizione per superare l’era Netanyahu. Con il supporto di Ra’am, l’attuale opposizione potrebbe contare su una solida maggioranza di 65 seggi.
Israele e Iran: allerta per movimenti militari sospetti
Le tensioni tra Israele e Iran tornano a salire. Secondo quanto riportato dal portale Axios, che cita fonti israeliane e statunitensi, il governo di Gerusalemme ha avvertito l’amministrazione Trump riguardo a manovre militari sospette condotte dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran). Al centro dell’allerta vi è una recente esercitazione missilistica iraniana, che per i funzionari della sicurezza israeliana rappresenterebbe una fase preparatoria a un possibile attacco diretto contro Israele.
Le informazioni di intelligence raccolte indicano significativi movimenti di forze all’interno dell’Iran, monitorati con grande attenzione dall’IDF (Forze di Difesa Israeliane). Questo avvertimento arriva in un momento di transizione nelle relazioni tra il governo Netanyahu e la nuova amministrazione Trump, con l’intento di coordinare la difesa aerea regionale e sondare la disponibilità di Washington a sostenere eventuali risposte preventive se la minaccia iraniana dovesse intensificarsi.
Attualmente, Teheran non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo alle esercitazioni, ma la regione rimane in uno stato di allerta, temendo che una nuova scintilla possa innescare un’escalation senza precedenti.
Cisgiordania: Israele accelera sugli insediamenti con 19 nuove colonie
La strategia espansionistica del governo di Benjamin Netanyahu in Cisgiordania continua senza freni. Nonostante le critiche espresse da Donald Trump lo scorso ottobre, le pressioni dei governi europei e l’allerta delle Nazioni Unite riguardo all’occupazione “incessante” di terre, il governo israeliano ha deciso di procedere. Nelle ultime ore, il Gabinetto di sicurezza ha approvato la creazione di 19 nuovi insediamenti, portando a 69 il numero totale di colonie autorizzate negli ultimi tre anni.
Questa decisione è stata accolta con entusiasmo da Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze e figura di spicco dell’estrema destra, che ha dichiarato che il ritmo di espansione delle colonie ha raggiunto “livelli record”. Secondo Smotrich, l’obiettivo è consentire al popolo d’Israele di “tornare nella propria terra” e “bloccare la creazione di uno Stato terrorista palestinese”. Il piano prevede anche il ripristino di quattro insediamenti evacuati nel 2005.
La decisione del governo israeliano arriva in un momento di fragilità per l’intera regione. Sebbene sia formalmente in vigore una tregua tra Israele e Hamas da ottobre, la violenza sul campo non accenna a placarsi. A Gaza City, tre civili sono stati uccisi da attacchi aerei israeliani, mentre in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha ucciso due giovani durante scontri con i soldati.
Il cardinale Pizzaballa celebra la messa a Gaza
Il 21 dicembre 2025, il cardinale Pizzaballa ha celebrato una messa a Gaza, un evento significativo in un contesto di tensioni e conflitti. La celebrazione ha attirato l’attenzione mediatica, sottolineando la presenza della Chiesa in una regione caratterizzata da instabilità.
Il cardinale ha portato un messaggio di pace e speranza, in un momento in cui la comunità locale affronta sfide quotidiane legate alla violenza e alle difficoltà economiche. La sua visita è stata vista come un gesto di solidarietà nei confronti della popolazione di Gaza, in un periodo in cui le tensioni tra Israele e Palestina continuano a influenzare la vita quotidiana dei residenti.
