Il fine settimana di incontri diplomatici tenutosi a Miami, Florida, ha portato a una situazione di stallo nelle trattative per la pace in **Ucraina**. Nonostante le speranze per una risoluzione del conflitto, il **Cremlino** ha mostrato una netta chiusura, con il consigliere presidenziale russo, Yuri Ushakov, che ha escluso la possibilità di un incontro trilaterale tra **Mosca**, **Washington** e **Kiev**. Ushakov ha dichiarato che tale opzione non è stata seriamente discussa e che ogni tentativo di ampliare il formato dei colloqui è considerato «prematuro».
Due tavoli paralleli nella “città della diplomazia”
Durante i tre giorni di negoziati, **Miami** è diventata il fulcro della **diplomazia** internazionale. Le trattative si sono svolte su due fronti distinti: da un lato, l’inviato speciale di **Vladimir Putin**, Kirill Dmitriev, ha dialogato con i rappresentanti di **Donald Trump**, Steve Witkoff e Jared Kushner, descrivendo gli scambi come «costruttivi». Dall’altro, il capo negoziatore ucraino, Rustem Umerov, ha confermato un terzo giorno di discussioni con i funzionari americani, sperando in «risultati concreti» che superino le aspettative iniziali.
I nodi del piano di pace: dal Donbass alle garanzie di sicurezza
Al centro delle tensioni rimane il controverso documento di 28 punti emerso dal vertice di **Anchorage** tra **Putin** e **Trump**. Questo piano è visto con scetticismo da **Kiev** e dai suoi alleati europei, poiché prevede concessioni territoriali significative, inclusa la sovranità russa su alcune aree contese di **Donetsk**. Ushakov ha ribadito che le proposte di integrazione avanzate da **Ucraina** ed **Europa**, che richiedono garanzie di sicurezza e il dispiegamento di truppe occidentali per monitorare un eventuale cessate il fuoco, non sono accettabili per **Mosca**. Il consigliere russo ha avvertito che tali misure non favoriscono una pace duratura e ha esortato **Washington** a rispettare gli accordi informali già stabiliti in **Alaska**.
Escalation a Sumy: l’offensiva russa non si ferma
Mentre i negoziati procedono a rilento, il conflitto sul campo continua a intensificarsi. Le forze russe stanno cercando di guadagnare terreno nel settore settentrionale dell’**Ucraina**, in particolare a Grabovske, nella regione di Sumy. **Mosca** ha dichiarato che alcune unità ucraine si sono arrese, ma **Kiev** ha smentito tali affermazioni, accusando le truppe russe di crimini di guerra. Il difensore civico ucraino ha denunciato il rapimento di 50 civili da parte delle forze occupanti, segnalando gravi violazioni del diritto internazionale.
Prospettive incerte
Con Dmitriev pronto a tornare a **Mosca** per riferire a **Putin**, le prospettive di una tregua entro la fine dell’anno appaiono sempre più remote. Sebbene il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, consideri i contatti in **Florida** come un passo necessario verso la pace, il portavoce del **Cremlino**, Dmitry Peskov, ha smorzato qualsiasi aspettativa di un immediato contatto telefonico tra **Trump** e **Putin**. Tuttavia, l’unica opportunità di dialogo sembra essere quella con l’**Europa**: **Putin** ha manifestato la sua disponibilità a un confronto con **Emmanuel Macron**, un’apertura che potrebbe complicare ulteriormente la gestione della situazione da parte di **Washington**.
