Finanziamenti a Hamas superiori a 8 milioni di euro: nove indagati per terrorismo

Rosita Ponti

Dicembre 27, 2025

Il 23 gennaio 2025, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, insieme al Procuratore della Repubblica di Genova, ha rilasciato un comunicato riguardante le indagini preliminari su presunti finanziamenti a organizzazioni terroristiche. Queste indagini si concentrano su condotte di appartenenza e sostegno a gruppi con scopi terroristici, sottolineando la presunzione di innocenza degli indagati. Le autorità hanno evidenziato l’importanza della trasparenza per il pubblico e hanno comunicato che, in data odierna, il personale della DIGOS di Genova, in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e altre forze di polizia, ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari. Queste misure riguardano nove indagati, tutti destinatari della custodia in carcere, e tre associazioni, per un valore totale di oltre otto milioni di euro.

Dettagli dell’operazione di polizia

L’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, in seguito a un impulso della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Le indagini sono state avviate a causa di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, e si sono avvalse di informazioni scambiate con altri uffici inquirenti italiani e con autorità di Paesi Bassi e altri Stati membri dell’Unione Europea, in incontri organizzati da Eurojust. Gli indagati sono accusati di aver sostenuto e finanziato l’associazione HAMAS, considerata un’organizzazione terroristica dall’Unione Europea, la quale ha compiuto atti di terrorismo, in particolare contro lo Stato di Israele. Le accuse includono il finanziamento di attività terroristiche attraverso una rete di associazioni, alcune delle quali hanno sede a Genova, Milano e altre città italiane.

Le accuse e le associazioni coinvolte

Le indagini hanno rivelato che le attività di finanziamento sono state effettuate attraverso varie associazioni, tra cui l’Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese (A.B.S.P.P.), fondata nel 1994 a Genova, e altre organizzazioni di volontariato. Gli indagati sono accusati di aver contribuito a operazioni di finanziamento che avrebbero supportato le attività di HAMAS, per un totale di circa sette milioni di euro. Questi finanziamenti sono stati inviati a associazioni con sede a Gaza e nei Territori Palestinesi, dichiarate illegali dallo Stato di Israele, e a esponenti di HAMAS, come Osama Alisawi, ex Ministro del Governo di fatto di HAMAS a Gaza. Inoltre, è emerso che il sostegno finanziario ha compreso anche il mantenimento delle famiglie di persone coinvolte in atti terroristici.

Profili degli indagati e delle loro attività

Tra gli indagati figura Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, descritto come un membro di spicco della cellula italiana di HAMAS e legale rappresentante di A.B.S.P.P. dal 2001 al 2018. Hannoun è accusato di aver destinato una parte significativa dei fondi raccolti a HAMAS, sottraendo risorse destinate a scopi umanitari. Altri indagati, come Dawoud Ra’ed Hussny Mousa e Yaser Elasaly, sono stati identificati come membri della cellula italiana di HAMAS, responsabili della raccolta di fondi e del sostegno alle attività dell’associazione. Le indagini hanno anche rivelato una rete internazionale di raccolta fondi, che ha operato in diversi Paesi europei, dimostrando l’esistenza di un’organizzazione complessa e ben strutturata.

Implicazioni e reazioni alle indagini

Il caso ha suscitato un ampio dibattito sulla relazione tra le attività umanitarie e il finanziamento del terrorismo. Le autorità italiane hanno messo in evidenza come le donazioni destinate a scopi umanitari possano, in realtà, essere deviate verso attività terroristiche. Le indagini sono state avviate dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, che ha portato alla morte di migliaia di persone e ha sollecitato una risposta internazionale. La giurisprudenza italiana considera atti terroristici le condotte violente rivolte contro la popolazione civile, anche in contesti di conflitto armato. Le autorità stanno ora lavorando per garantire che le operazioni di finanziamento non possano più sostenere attività illecite, mentre si attende il giudizio della Corte Penale Internazionale sui crimini commessi durante il conflitto.

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