Il contesto politico in Myanmar è caratterizzato da una crescente tensione e dalla mancanza di libertà, in particolare durante il primo turno delle elezioni organizzate dalla giunta militare. Molti cittadini, convinti che i militari stiano tentando di legittimare il loro potere acquisito con la forza, hanno deciso di astenersi dal voto. Il Paese, con una popolazione di circa 50 milioni di abitanti, vedrà le urne aperte solo nelle aree controllate dalla giunta, poiché le regioni in conflitto con i ribelli sono escluse dal processo elettorale. Le elezioni si svolgeranno in tre turni, coinvolgendo le circoscrizioni di Yangon, Mandalay e la capitale Naypyidaw.
Le dichiarazioni della giunta militare
Min Aung Hlaing, il generale a capo della giunta, ha descritto queste elezioni come un’opportunità per la riconciliazione nazionale, pur ammettendo che l’esercito continuerà a mantenere un ruolo significativo nella gestione politica del Paese. La situazione è ulteriormente complicata dalla detenzione dell’ex leader civile Aung San Suu Kyi, che sta scontando una condanna di 27 anni per accuse che molti osservatori internazionali considerano politicamente motivate. Suu Kyi è stata un simbolo della lotta per la democrazia in Myanmar e il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), ha vinto le elezioni nel 2020, prima che la giunta prendesse il potere con un colpo di stato, accusando frodi da parte degli avversari.
Il clima elettorale e le restrizioni
Dopo il colpo di stato del febbraio 2021, la NLD è stata sciolta e molti partiti politici hanno subito la stessa sorte. La campagna elettorale è stata caratterizzata da eventi di basso profilo, con gli osservatori internazionali che hanno descritto il processo elettorale come un tentativo di rebranding del regime militare. Questo è dovuto al grande numero di candidati alleati con le forze armate e alla repressione sistematica del dissenso. Secondo l’attuale costituzione del Myanmar, il 25% dei seggi parlamentari è riservato alle forze militari, mentre il partito filo-militare, l’Union Solidarity and Development Party (USDP), presenta oltre un quinto dei candidati. Le nuove macchine per il voto elettronico sono state introdotte per evitare schede nulle, mentre oltre 200 persone sono state incriminate per interruzione delle elezioni, che include proteste e critiche al regime.
Le conseguenze della guerra civile
La guerra civile in Myanmar ha avuto un impatto devastante, con stime non ufficiali che parlano di almeno 90.000 vittime secondo l’organizzazione non-profit Armed Conflict Location and Event Data (ACLED). Circa 3,6 milioni di persone sono sfollate e una parte significativa della popolazione vive in condizioni di povertà. Le Nazioni Unite hanno esortato le autorità militari a cessare l’uso della violenza per costringere la popolazione a votare e a fermare gli arresti di chi esprime opinioni dissenzienti. Volker Turk, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha denunciato le gravi minacce provenienti da gruppi armati contrapposti all’esercito. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha messo in dubbio l’efficacia delle elezioni nel risolvere i problemi del Paese, evidenziando la sfiducia generalizzata tra la popolazione riguardo a questa tornata elettorale.
