Lunedì 15 gennaio 2025, Mar-a-Lago sarà teatro di un incontro cruciale tra il Primo Ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, e l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questo faccia a faccia non si limiterà a una semplice visita di cortesia, ma si svolgerà in un contesto di crescente tensione internazionale, con il leader statunitense intenzionato a mettere in atto la “fase due” del piano per Gaza. La situazione geopolitica è complessa, e le divergenze tra i due leader potrebbero influenzare notevolmente il futuro della regione.
Il riconoscimento del Somaliland
Uno dei temi più controversi che sarà affrontato durante l’incontro riguarda il recente riconoscimento ufficiale del Somaliland da parte del governo israeliano. Questo passo ha reso Israele il primo Stato membro dell’ONU a riconoscere il Somaliland come entità autonoma, suscitando reazioni forti e negative a livello internazionale. Il presidente del Somaliland, Abdirahman Mohamed Abdullahi, ha descritto l’evento come l’inizio di una “partnership storica”, ma la Somalia ha risposto con veemenza, denunciando un “attacco deliberato” alla sua sovranità e richiedendo una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Anche altri Stati, tra cui la Turchia, l’Unione Africana e gli Stati del Golfo, hanno espresso il loro dissenso nei confronti di questa decisione. La posizione di Trump è stata inizialmente di scetticismo, con il leader statunitense che ha posto una domanda provocatoria: “Qualcuno sa veramente cos’è il Somaliland?”, evidenziando la sua ambivalenza sulla questione. Questo riconoscimento potrebbe avere ripercussioni significative sulle relazioni diplomatiche nella regione e oltre.
Le strategie nel Mar Rosso e la situazione a Gaza
Analizzando le dinamiche attuali, gli esperti suggeriscono che la mossa di Netanyahu di riconoscere il Somaliland si inserisce in una strategia più ampia per rafforzare le alleanze nel Mar Rosso. Questo approccio è visto come un tentativo di compensare le difficoltà nella normalizzazione delle relazioni con il mondo arabo, che sono state aggravate dal conflitto in corso a Gaza.
Durante l’incontro in Florida, il tema centrale rimarrà comunque il futuro della Striscia di Gaza. Trump sta spingendo per l’attuazione della seconda fase dell’accordo di pace, che prevede la creazione di un governo tecnocratico palestinese e l’invio di una forza internazionale di stabilizzazione. L’obiettivo del Tycoon è di arrivare al World Economic Forum di Davos a gennaio con una proposta solida per una risoluzione definitiva, che includa il disarmo di Hamas e il ritiro delle truppe israeliane dalla regione.
Le riserve di Netanyahu
Nonostante l’intenzione di Trump di promuovere il piano, Netanyahu ha già espresso il suo scetticismo riguardo ai progetti elaborati da Jared Kushner e Steve Witkoff. Fonti vicine al sito Axios indicano che il Premier israeliano utilizzerà l’incontro di lunedì per cercare di riportare Trump verso le proprie posizioni, mentre il pressing americano diventa sempre più insistente. La situazione rimane quindi delicata e complessa, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre il semplice incontro tra i due leader.
