Fondi a Hamas, gli avvocati di Hannoun: “Le operazioni sono sempre state tracciabili”

Rosita Ponti

Dicembre 29, 2025

Oltre un milione di euro in contanti, opuscoli, una bandiera di Hamas e canti corali islamici celebrativi del gruppo terroristico palestinese sono stati sequestrati durante le 17 perquisizioni personali e locali effettuate nell’ambito dell’operazione Domino, che ha portato all’arresto di nove individui. Le operazioni, condotte il 26 dicembre 2025, hanno interessato diverse città italiane, tra cui Genova, Milano, Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo.

Monitoraggio della comunità musulmana

Il questore di Milano, Bruno Megale, ha affermato che non si registrano segnali significativi di radicalizzazione nella comunità musulmana di Milano, che conta circa 200.000 membri e 56 luoghi di culto. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza del monitoraggio costante, in particolare per le associazioni che operano nella zona. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, hanno condotto l’operazione, raccogliendo prove che giustificherebbero le misure cautelari adottate.

Sequestro di contante e dispositivi elettronici

Le perquisizioni hanno portato al sequestro di circa 1.080.000 euro in contante, rinvenuto non solo nelle sedi dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp), ma anche in diverse abitazioni degli indagati. In un caso specifico, oltre 560.000 euro sono stati trovati nascosti in un garage a Sassuolo. Inoltre, sono stati sequestrati computer e dispositivi elettronici, alcuni dei quali occultati in un’intercapedine di una parete in un alloggio in provincia di Lodi.

Materiale propagandistico e arresti

Nel corso delle operazioni, è stata rinvenuta una bandiera di Hamas nell’abitazione di uno degli arrestati, insieme a materiale propagandistico e una chiavetta USB contenente canti corali a favore del gruppo. Tra gli arrestati figura Hannoun Mohammad, presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia, ritenuto un finanziatore di Hamas. Hannoun, che si trovava in attesa di un interrogatorio di garanzia previsto per il 30 dicembre, ha scelto di fare dichiarazioni spontanee.

Dichiarazioni e pericolo di fuga

Il colloquio tra Hannoun e i suoi legali, avvenuto prima dell’interrogatorio, ha rivelato che l’indagato si è mostrato lucido e preciso nella ricostruzione dei finanziamenti. I suoi avvocati hanno dichiarato che Hannoun ha sempre operato in modo tracciabile e attraverso associazioni registrate. Tuttavia, il giudice per le indagini preliminari, Silvia Carpanini, ha evidenziato un concreto pericolo di fuga, poiché Hannoun aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi in Turchia per continuare le sue attività.

Indagini e finanziamenti sospetti

Le indagini sono state avviate in seguito a un attacco terroristico attribuito a Hamas e a una serie di segnalazioni riguardanti operazioni finanziarie sospette. Secondo le stime, il 71% della raccolta fondi, presentata come umanitaria, sarebbe stata dirottata per finanziare direttamente Hamas o associazioni a essa collegate.

Reazioni politiche all’operazione

La situazione ha suscitato reazioni anche a livello politico. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha elogiato l’operazione, sottolineando l’importanza della lotta contro il terrorismo, mentre il commento di Shukri Hroub dell’Udap ha evidenziato come gli arresti siano percepiti come ordini provenienti da Israele, denunciando una repressione nei confronti di chi sostiene la causa palestinese.

Accuse e posizione legale degli arrestati

In questo contesto, gli arrestati, tra cui il leader Mohammad Hannoun, affrontano accuse di associazione con finalità di terrorismo, e la loro posizione legale rimane complessa, con possibilità di ricorsi e interrogatori previsti nei prossimi giorni.

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