L’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Genova sul finanziamento di Hamas, culminata con l’arresto di Mohammad Hannoun, segna un importante passo in un lungo processo di investigazione e intelligence a livello internazionale. La figura di Hamas si delinea come un’organizzazione transnazionale ben strutturata, con un patrimonio economico significativo gestito attraverso una rete di aziende legali, associazioni e canali finanziari non sempre trasparenti, come il sistema hawala e le criptovalute. In Europa, gran parte della raccolta fondi avviene tramite enti umanitari e iniziative ad alto impatto mediatico, spesso alimentate dalle buone intenzioni dei donatori. Secondo il professor Alberto Pagani, esperto di intelligence e docente presso l’Università di Bologna, il vero pericolo non risiede soltanto nel finanziamento del terrorismo, ma nella sua crescente accettazione nel dibattito pubblico occidentale.
Il contesto dell’operazione di Genova
L’operazione coordinata dalla Procura di Genova ha suscitato un certo stupore nell’opinione pubblica. Tuttavia, per chi ha studiato a lungo i meccanismi del terrorismo internazionale, non si tratta di un evento inaspettato. La rete estera di Hamas è sotto osservazione da tempo da parte di agenzie di intelligence, autorità finanziarie e ricercatori. L’indagine di Genova è, piuttosto, il risultato di un percorso già tracciato, in cui l’analisi politica ha trovato conferme in riscontri giudiziari concreti. Non si è assistito a un cambiamento repentino, ma a una formalizzazione penale di dinamiche già note e monitorate da lungo tempo.
Il profilo di Mohammad Hannoun
Mohammad Hannoun è un nome che ricorre frequentemente nel contesto di questa indagine. Era già conosciuto dai circuiti di sicurezza occidentali. Nel mese di ottobre 2024, gli Stati Uniti lo avevano inserito nella blacklist del Dipartimento del Tesoro, accusandolo di trasferire fondi verso Hamas tramite organizzazioni che si presentavano come benefiche. Questo ha comportato il congelamento dei suoi beni e la chiusura di conti correnti anche in Italia. Pertanto, l’azione della magistratura italiana non rappresenta un’anomalia, ma una conseguenza naturale dell’obbligatorietà dell’azione penale prevista dal nostro ordinamento giuridico.
Hamas come sistema economico strutturato
Definire Hamas come un vero e proprio sistema economico è corretto e necessario per comprendere la sua natura. Non si tratta soltanto di un’organizzazione armata, ma di un’entità transnazionale che integra aspetti militari, sociali ed economici. Le agenzie di intelligence occidentali stimano che il patrimonio di Hamas si aggiri tra i 500 milioni e il miliardo di dollari. Queste risorse sono gestite attraverso una rete di aziende legali, investimenti e strutture finanziarie, permettendo all’organizzazione di rimanere operativa anche sotto un regime di sanzioni internazionali.
Il fondo sovrano ombra di Hamas
Il cosiddetto “fondo sovrano ombra” di Hamas svolge un ruolo cruciale per garantire la resilienza dell’organizzazione. Da un lato, finanzia le attività militari, in particolare l’ala armata di Hamas; dall’altro, supporta il welfare controllato nella Striscia di Gaza, che include scuole, moschee e sussidi per le famiglie dei militanti. Questo sistema consente a Hamas di mantenere il controllo sociale sul territorio e di presentarsi come un attore politico indispensabile. Parallelamente, parte delle risorse è utilizzata per attività di lobbying e influenza all’estero, specialmente in Europa.
Canali di finanziamento e associazioni in Europa
I canali di finanziamento per Hamas sono molteplici e progettati per aggirare i controlli antiriciclaggio. In Europa, le associazioni umanitarie giocano un ruolo centrale, raccogliendo donazioni che appaiono lecite. A questi flussi si aggiungono sistemi informali come l’hawala, basati sulla fiducia e quindi difficilmente tracciabili, oltre all’uso crescente delle criptovalute. L’obiettivo è evitare il sistema bancario tradizionale e frammentare i passaggi finanziari per rendere opaca la destinazione finale del denaro.
Il ruolo delle associazioni palestinesi in Europa
Le associazioni palestinesi in Europa hanno una funzione complessa. Operano sia come strumenti di rappresentanza politica e culturale, sia come veicoli di raccolta fondi e di influenza sull’opinione pubblica. È naturale che esistano contatti e relazioni, ma il problema emerge quando queste strutture vengono utilizzate per sostenere economicamente o legittimare politicamente un’organizzazione terroristica. Le inchieste hanno dimostrato che alcune associazioni hanno superato questa linea di confine, risultando coinvolte in attività discutibili.
Consapevolezza dei donatori e iniziative come la Flotilla
Molti donatori non sono consapevoli di ciò che stanno finanziando. La maggior parte dei cittadini europei dona in buona fede, spinti da immagini di sofferenza civile e da un sincero impulso umanitario. Questa buona fede è un elemento centrale del sistema di finanziamento. Le micro-donazioni, raccolte su larga scala, risultano difficili da ricondurre a un finanziamento diretto del terrorismo. Il meccanismo funziona perché l’elusione non risiede nel singolo gesto, ma nella struttura complessiva che convoglia quelle risorse. Iniziative come la Flotilla, pur avendo una dimensione umanitaria e simbolica, possono essere utilizzate come strumenti di copertura finanziaria e di pressione politica, rendendo più semplice e meno rischioso raccogliere fondi per una “missione di pace” piuttosto che per scopi militari.
Riflessioni sul caso Hamas
Hamas ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, muovendosi abilmente nello spazio grigio tra legalità e clandestinità, adottando un linguaggio comprensibile all’Occidente e sfruttando cause umanitarie reali. Il rischio non riguarda solo il finanziamento del terrorismo, ma anche la sua normalizzazione nel dibattito pubblico europeo. Comprendere questi meccanismi è fondamentale per tutelare sia la sicurezza che la credibilità delle autentiche iniziative umanitarie.
