L’incontro tra Mohammad Hannoun e il Giudice per le Indagini Preliminari Silvia Carpanini si è svolto a Genova il 10 gennaio 2025 e ha avuto una durata di circa trenta minuti. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’architetto, arrestato per presunti finanziamenti a favore di Hamas, ha affermato di aver condotto attività di raccolta fondi per iniziative di beneficenza destinate al popolo palestinese, operando in diverse sedi, tra cui Gaza e la Cisgiordania, fin dagli anni Novanta. Gli avvocati difensori, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo, hanno reso noto che Hannoun ha rilasciato solo dichiarazioni spontanee, come anticipato nelle comunicazioni precedenti all’udienza.
Hannoun ha negato di aver sostenuto finanziariamente Hamas, fornendo dettagli su come avvenisse la raccolta fondi e la distribuzione delle risorse, evidenziando i cambiamenti significativi avvenuti dopo il 7 ottobre 2023. L’architetto è considerato dagli inquirenti il leader della cellula italiana di Hamas e attualmente si trova nel carcere di Marassi a Genova. I suoi legali stanno valutando se presentare una richiesta di attenuazione della misura cautelare o ricorrere al Tribunale del Riesame.
Il Giudice Carpanini ha evidenziato un “concreto e attualissimo” pericolo di fuga, sottolineando che Hannoun aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi in Turchia per aprire un ufficio dell’associazione. Gli avvocati hanno chiarito che il loro assistito si reca frequentemente in Turchia per motivi legati alla beneficenza e che, a seguito delle restrizioni imposte dopo il 7 ottobre 2023, era costretto a portare contante in Turchia o in Egitto a causa del blocco dei conti.
L’arresto di Hannoun è parte di un’inchiesta più ampia sui presunti finanziamenti a Hamas dall’Italia. La Procura di Genova ha dichiarato che ci sono elementi sufficienti a giustificare l’emissione dell’ordinanza di misure cautelari. Nella giornata di ieri, Hannoun ha avuto un incontro di circa due ore con i suoi legali, i quali hanno riferito che l’architetto si è dimostrato lucido e preciso nel ricostruire i passaggi dei finanziamenti, affermando di aver sempre operato in modo tracciabile e con associazioni registrate.
Operazione domino e le perquisizioni
L’operazione, denominata Domino, ha portato a 17 perquisizioni in diverse città italiane, tra cui Genova, Milano, Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo. Gli agenti della DIGOS e della Guardia di Finanza hanno rinvenuto oltre un milione di euro in contante, opuscoli e una bandiera di Hamas. Le perquisizioni hanno interessato anche le sedi dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSpp).
Tra i ritrovamenti, circa 1.080.000 euro in contante sono stati sequestrati non solo nelle sedi dell’associazione, ma anche nelle abitazioni degli indagati. In un caso specifico, oltre 560.000 euro erano stati occultati in un vano ricavato in un garage a Sassuolo. Inoltre, sono stati sequestrati computer e altri dispositivi elettronici, che saranno sottoposti ad analisi approfondite.
Nell’abitazione di uno degli indagati è stata trovata una bandiera di Hamas, insieme a materiale riconducibile all’organizzazione. Tra gli oggetti sequestrati si annoverano vari opuscoli sul movimento islamista e una chiavetta USB contenente canti corali celebrativi di Hamas.
Misure cautelari e accuse
Le forze dell’ordine hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di nove indagati, tutti sottoposti a custodia cautelare, e di tre associazioni. L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Le accuse riguardano operazioni di finanziamento effettuate attraverso triangolazioni bancarie e altre modalità, a favore di associazioni con sede a Gaza e nei Territori Palestinesi, ritenute illegali dallo Stato di Israele. Queste operazioni hanno incluso il sostegno ai familiari di individui coinvolti in atti terroristici e hanno contribuito a rafforzare l’impegno di numerosi membri di Hamas nella strategia terroristica.
Il numero degli indagati cresce
Attualmente, sono 25 le persone indagate, inclusi la moglie e i due figli di Mohammad Hannoun. Tra i nomi coinvolti emerge anche quello di Angela Lano, direttrice dell’agenzia di stampa “Infopal”, la cui abitazione è stata perquisita. Altri indagati includono membri del comparto estero di Hamas, come Dawoud Ra’Ed Hussny Mousa e Al Salahat Raed, che operano in stretto contatto con esponenti di Hamas e sono accusati di avere collaborato con Hannoun nella gestione di iniziative volte a sostenere finanziariamente l’organizzazione terroristica.
