“Non abbiate paura, restiamo uniti”, “Moriremo, ma non accetteremo tale umiliazione”, “Lunga vita allo Scià”. Questi sono alcuni degli slogan che risuonano tra i commercianti e i negozianti iraniani, impegnati in una nuova ondata di proteste. I manifestanti, con le serrande abbassate e le braccia incrociate, hanno dato vita a sit-in e scioperi che si protraggono ormai da tre giorni nel Gran Bazar di Teheran e in altri importanti centri commerciali della capitale, come l’Alaeddin Mobile Center e il Charsou. L’oggetto del loro malcontento è chiaro: il costo della vita è diventato insostenibile, un grido di allerta che si fa sempre più forte.
Le cause della protesta
Il malcontento cresce in Iran, alimentato da un’inflazione elevata e da un drammatico aumento del tasso di cambio del dollaro rispetto al rial, la valuta nazionale. I commercianti denunciano un incremento dei prezzi che non ha precedenti, rendendo la vita quotidiana sempre più difficile. La situazione economica è stata aggravata da anni di sanzioni internazionali, che hanno colpito duramente la Repubblica islamica, e dal fallimento dei colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti. Queste difficoltà si sommano a una crisi sociale profonda, caratterizzata da pesanti critiche sui diritti umani, che includono l’uso della pena di morte e la repressione delle recenti manifestazioni contro l’obbligo del velo. A rendere la situazione ancora più complessa, si aggiunge la recente guerra di 12 giorni con Israele, che ha ulteriormente scosso le fondamenta del regime.
Le manifestazioni e la risposta del governo
In queste ore, i social media si riempiono di video e foto delle manifestazioni. Uno di questi video virali ritrae un giovane uomo seduto pacificamente sull’asfalto, una chiara sfida ai pasdaran in motocicletta. La sua immagine è stata paragonata a quella del giovane cinese di piazza Tienanmen, simbolo di resistenza. Nelle principali aree commerciali di Teheran, come Lalehzar, Jomhouri, Saadi, Mellat, Hafez, Amirkabir, Shoush, Molavi e Pakdasht, i negozianti e gli abitanti si sono uniti alle manifestazioni. A sostenere i commercianti, si sono uniti anche gli studenti delle università di Teheran e di Isfahan, così come degli atenei più prestigiosi dell’Iran. La denuncia è unanime: precarietà e alto costo della vita. Le manifestazioni hanno avuto luogo in diverse università, tra cui l’Università Beheshti, l’Università Khajeh Nasir, l’Università Sharif, l’Università Amir Kabir, l’Università della Scienza e della Cultura, l’Università della Scienza e della Tecnologia e l’Università di Tecnologia di Isfahan, come riportato dall’agenzia Ilna, vicina ai movimenti operai.
Le dichiarazioni ufficiali
Il presidente Massoud Pezeshkian ha fatto un appello affinché il governo ascolti le richieste legittime dei manifestanti. “Ho chiesto al ministro degli Interni di avviare un dialogo con i rappresentanti dei manifestanti per risolvere i problemi e agire responsabilmente”, ha dichiarato il presidente, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Irna. Il suo invito si rivolge in particolare ai commercianti, che, insieme a molte altre persone, hanno preso parte alle manifestazioni e agli scioperi contro l’elevata inflazione, il forte aumento del tasso di cambio del dollaro e l’innalzamento dei prezzi senza precedenti. Questa situazione critica rappresenta una sfida significativa per il governo iraniano, che si trova a dover affrontare un malcontento popolare crescente.
